La camminata meditativa del 17 FEBBRAIO 2020 si è svolta dal Convento di Santa Maria del Cengio all’Eremo e ha avuto come tema conduttore: "Passi di presenza".
Presentazione:
Camminare è una delle attività che acquisiamo con naturalezza da bambini e che facciamo in automatico da adulti. Proprio per questo i nostri passi possono essere di presenza o in assenza, ossia indipendenti dalla nostra volontà e coscienza.
Come facciamo a capire se effettivamente siamo presenti al nostro andare?
Un’immagine che rende bene l’idea dei passi di presenza può essere quella del funambolo.
Vi ricordate di Philippe Petit che il 7 agosto 1974 camminò per più di un'ora su di un filo sospeso in cima alle due torri del World Trade Center, la cui storia ci viene raccontata nel film The walk?
Ci pare un bell’esempio di presenza! In un’intervista Petit disse: “Paura? Non provo mai paura, quando sono sulla fune trasporto con me la mia vita".
Proviamo ad affrontare i passi della camminata meditativa presenti con corpo, cuore, mente e con tutta la nostra storia.
Fra Renzo accoglie i partecipanti nel chiostro (17 persone) mostrando l’icona dei sette santi fondatori dell'Ordine dei Servi di Maria che proprio oggi vengono festeggiati.
Intorno al 1233, mentre Firenze era sconvolta da lotte fratricide, sette mercanti, membri di una compagnia laica di fedeli devoti della beata Vergine, uniti dall’ideale evangelico, dalla comunione fraterna e dal servizio ai poveri, decisero di ritirarsi in solitudine per far vita comune nella penitenza e nella contemplazione a Monte Senario.
Nicoletta sottolinea come questi siano gli unici santi che vengono festeggiati tutti assieme a dimostrazione della loro unità.
Le nostre testimonianze:
(i testi vengono raccolti da Fabrizio che riassume quelli non pervenuti)
RIFLESSIONE E CANTO DI OSCAR
Non è facile essere presenti ai propri passi: un bambino per esempio non è ancora maturo per essere pienamente consapevole della vita, mentre un vecchio ha già anche troppa esperienza e tende ad essere meno presente a se stesso, magari per stanchezza o per solitudine. Ecco che c’è bisogno di un aiuto per il cammino, per ritrovare i propri passi, anche accompagnati mano nella mano.
IL VECCHIO E IL BAMBINO - Francesco Guccini
Un vecchio e un bambino si preser per mano
e andarono insieme incontro alla sera;
la polvere rossa si alzava lontano
e il sole brillava di luce non vera...
L' immensa pianura sembrava arrivare
fin dove l'occhio di un uomo poteva guardare
e tutto d' intorno non c'era nessuno:
solo il tetro contorno di torri di fumo...
I due camminavano, il giorno cadeva,
il vecchio parlava e piano piangeva:
con l' anima assente, con gli occhi bagnati,
seguiva il ricordo di miti passati...
I vecchi subiscon le ingiurie degli anni,
non sanno distinguere il vero dai sogni,
i vecchi non sanno, nel loro pensiero,
distinguer nei sogni il falso dal vero...
E il vecchio diceva, guardando lontano:
"Immagina questo coperto di grano,
immagina i frutti e immagina i fiori
e pensa alle voci e pensa ai colori
e in questa pianura, fin dove si perde,
crescevano gli alberi e tutto era verde,
cadeva la pioggia, segnavano i soli
il ritmo dell' uomo e delle stagioni..."
Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
e gli occhi guardavano cose mai viste
e poi disse al vecchio con voce sognante:
"Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!"
INTERVENTO DI NICOLETTA
Essere presenti alla propria vita con uno sguardo consapevole significa guardare fuori con l’attenzione a quel che succede dentro di noi. Per esserci e non perdersi a volte è necessario fare un atto di volontà, desiderare di essere presenti. Se pensiamo alla presenza mentale, ad esempio, si ha quando la mente osserva i pensieri e come passaggio successivo li sceglie. Se consideriamo il corpo, lo stato di presenza si può raggiungere quando ci colleghiamo al respiro.
Infine è importante anche la presenza a livello emozionale in cui ascoltiamo e viviamo le nostre gioie, tristezze, paure, ect.
Essere presenti dunque vuol dire essere in contatto con le proprie dimensioni: fisica, mentale ed emozionale.
RIFLESSIONE E CANTO DI OSCAR
Voglio proporre la canzone “En e Xanax” di Samuele Bersani, e voglio raccontarvi anche come è nato questo testo con il titolo così originale: En e Xanas sono il nome di due psicofarmaci molto usati per combattere l’ansia.
Era la primavera del 2012 e Samuele Bersani stava passeggiando vicino a Piazza Maggiore: era appena morto Lucio Dalla, il suo maestro, e in quel periodo a Bologna diffondevano tutte le canzoni dell’artista. Di fronte alla casa di Lucio Dalla, Samuele si fermò e mentre suonava una frase della canzone Cara: "e con quanto sentimento ti blocchi e guardi la mia spalla” incrociò lo sguardo con una ragazza e sentì la scintilla. Poi un pomeriggio si incontrarono e iniziarono a parlare e confidarsi. Desiree, questo il suo nome, gli disse: “Ti devo confessare che c’è stato un periodo nella mia vita in cui facevo fatica a vincere l’ansia, quindi ho preso l’ En”. “Figurati," rispose Samuele, “Io soffrivo di attacchi di panico e ho preso lo Xanax”, poi la sua battuta:”Allora io e te siamo En e Xanax”. Quella sera Samuele si chiuse nello studio di registrazione che era del suo maestro e scrisse il testo della canzone.
Il brano parla dell’incontro tra due ragazzi che soffrono di crisi di panico e che insieme si sostengono nei momenti difficili. Come nel caso del vecchio e il bambino, ci sono persone fragili che non sono aiutate da persone diciamo normali, ma che trovano nella fragilità dell’altro la forza di camminare, a piccoli passi, per essere presenti a se stessi e vivere il presente.
EN E XANAX - Samuele Bersani
En e Xanax non si conoscevano prima di un comune attacco di panico e subito
Filarono all'unisono
Lei la figlia di una americana trapiantata a Roma e lui
Un figlio di puttana
Ormai disoccupata
En e Xanax si tranquillizavano
Con le loro lingue al gusto di
Medicina amara e chiodi di garofano
Lei per strada e lui rubava I libri della biblioteca
E poi glieli leggeva
Seduto sopra un cofano
Se non ti spaventerai con le mie paure
Un giorno che mi dirai le tue troveremo il modo di rimuoverle
In due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore
E su di me puoi contare per una rivoluzione
Tu hai l'anima che io vorrei avere
En e Xanax quando litigavano avrebbero potuto fermare anche il traffico di New York
Uccidersi al telefono
Lei si calmava e lui la ritrovava nuda sulla sedia
E poi sovrapponevano il battito cardiaco
Se non ti spaventerai con le mie paure
Un giorno che mi dirai le tue troveremo il modo di rimuoverle
In due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore
E su di me puoi contare per una rivoluzione
Tu hai l'anima che io vorrei avere
En e Xanas si anestetizzavano con le loro lingue al gusto di menta e marijuana
E poi si addormentavano
INTERVENTI SPONTANEI
GIAMPIETRO
Io mi sento presente quando costruisco dei giocattoli di legno per le mie figlie, vedo la loro gioia negli occhi e il loro entusiasmo mi contagia e mi appaga molto.
GIANNI
Quando apro le arnie delle mie api devo assolutamente essere presente e concentrato. Penso anche però che a volte si può essere presenti solo fisicamente e far sentire agli altri la propria profonda partecipazione, ad esempio durante un funerale.
FRANCO
La parola presente mi ha ricordato quando la maestra faceva l’appello o quando noi studenti dovevamo giustificare un’assenza e ci inventavamo le scuse più assurde.
Penso anch’io che la presenza fisica sia molto importante, a volte un piccolo gesto di solidarietà silenzioso vale più di tante parole.
La serata si conclude davanti all’eremo con la canzone La Cura di Franco Battiato interpretata da Oscar per significare come il prendersi cura l’uno dell’altro sia testimonianza di presenza attiva e consapevole.
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