La camminata meditativa del 20 LUGLIO 2020 si è svolta dal Convento di Santa Maria del Cengio all’Eremo e ha avuto come tema conduttore: "Occhi aperti a noi stessi, agli altri, al mondo".
Presentazione:
…. quando al mattino i gatti spalancano gli occhi, si stiracchiano per bene e poi iniziano la loro giornata per lo più silenziosi e molto attenti e vigili a dove sono e a ciò che si muove intorno a loro.
E il nostro sguardo com'è?
Aprire gli occhi non è solo un movimento di palpebre, è “aguzzare lo sguardo” per vedere tutto ciò che ci circonda e che può essere fonte di nutrimento, stupore e meraviglia.
E' accorgersi di noi stessi, di come siamo in relazione con l'altro e il mondo; è guardare oltre.
Fra Renzo accoglie i partecipanti con un caloroso saluto di benvenuto (23 persone); Nicoletta ricorda che è stato il compleanno di fra Renzo e lo ringrazia di cuore per quanto ha fatto in questi anni della sua vita e per la serenità che riesce a trasmettere a tutti noi.
In suo onore cantiamo il Magnificat.
Le nostre testimonianze:
(i testi vengono raccolti da Fabrizio che riassume quelli non pervenuti)
INTERVENTO DI ANNA RITA
Quando ero piccola e ne combinavo una delle mie, mia mamma mi scopriva sempre. Un giorno ho trovato il coraggio di chiederle come faceva e lei mi ha risposto: “Io ho due occhi anche qui, dietro la testa, e vedo tutto”. Immaginatevi lo stupore e la paura. Piano piano ho provato a tastare la mia nuca per vedere se per caso ce li avevo anch’io e non me ne fossi mai accorta. Non c’erano. Per un po’ di tempo guardavo le nuche di tutti per cercare occhi dietro e mi tenevo alla larga dalla mamma, quando mi voltava le spalle. Avrei voluto avere anch’io degli occhi in più!
Oggi scopro che ce li ho veramente, se ci metto attenzione, nel senso che mi prendo cura di quello che vedo, sento e tocco; scopro che ho occhi dappertutto e posso scegliere se tenerli aperti oppure chiusi:
- ho infiniti occhi che sono gli infiniti pori della pelle, nelle punte delle dita delle mani e quando tocco un tessuto, una foglia, il pelo del cane, accarezzo un viso, posso vedere oltre il colore, la forma, la consistenza e cogliere particolari, dettagli che mi permettono di conoscere di più, meglio, più nel profondo; quasi come una persona cieca che sa vedere oltre il buio della vista;
- ho occhi nelle narici che riconoscono profumi ed odori e muovono ricordi… e nei ricordi vedo chi ero ieri, chi sono oggi e intravvedo chi potrò essere domani; nel profumo di un incontro, di una relazione, vedo la benedizione che è l’incontro con l’altro;
- ho occhi nei miei pensieri e, se li guardo, vedo dove mi portano; a volte sono insistenti, ripetitivi… allora magari chiudo un occhio; se non mi vedo migliore…, li chiudo entrambi, a volte più di due e capita che i pensieri se ne vanno;
- ho occhi in bocca, nelle papille gustative, che mi permettono di riconoscere il dolce, l’amaro, il pungente, l’insipido, l’acido, il frizzante… e vedere come ogni sapore è utile a dare gusti diversi alle mie esperienze e come ogni esperienza va gustata con il suo sapore;
- ho occhi nella gola, nella lingua, occhi che possono vedere al di là delle parole che mi vengono dette, che sento dire, al di là di quelle che anche io dico e sono a volte inutili;
- ho occhi nelle orecchie che, se ascolto con attenzione, possono sentire il sottile richiamo dell’infinito, nel canto insistente di un grillo, nelle note di una melodia, nelle parole di un’ amica, nella rabbia di un figlio, nel dolore di chi sta soffrendo, nelle risa di chi è nella gioia, e vedere come tutto questo può essere abbracciato.
E quel brivido che scorre lungo il corpo, come un solletico che va da giù a su e poi da su a giù, non sono altro che gli occhi del cuore che esultano o tremano e ridono, perché sanno emozionarsi, e vedono che c’è vita.
INTERVENTO DI JOSE’
Nadia mi ha chiesto se volevo dire qualcosa questa sera: quello che mi sento di dire oggi sullo sguardo alla vita è che ho poco sguardo rivolto alla vita. Ho più uno sguardo rivolto al lavoro, alle preoccupazioni, alle aspettative mie e altrui, a cambiare, ad essere diversa, a criticare, ai soldi, al pensare e ripensare alle stesse cose che alla fine non valgono niente.
Per la vita, per il sole che sorge, per i fiori che crescono, per i frutti che maturano, per il suono della natura, per il silenzio interno ed esterno, per le cellule del mio corpo che vibrano, ho poco sguardo. Mi prometto molte volte di cambiare atteggiamento, ma mi ritrovo più spesso nel vortice del caos dei pensieri che nella serenità e nella pace della vita. Oggi con la luna nuova ci riprovo ancora e voglio ricordarmi che la vita che noi guardiamo non è quella reale, importante e ancora una volta mi impegno a cambiare lo sguardo!
RIFLESSIONE E CANTO DI OSCAR
Qualche volta mi capita di rimanere ad occhi aperti a guardare il nulla, come assorto nei miei pensieri: in questo stato sento che l’azione stessa del guardare prende il sopravvento rispetto all'oggetto dello sguardo. Proprio così con gli occhi aperti all'esterno riesco a rivolgere gli occhi all'interno.
La canzone OCCHI APERTI di Pacifico ha una armonia molto ipnotica, con passaggi continui tra tonalità maggiore e minore, adatta allo stato “me so’ incantà, o inmagà !"
OCCHI APERTI - Pacifico
Vuoi svegliarti
Occhi aperti
Fuori è tutto in forse
Puoi non pensarci
Vuoi parlarmi
Occhi aperti
Non riesce a scegliere
Non spaventarti
Ti ricordi che c'è un'altra vita
C'è qualcosa che nessuno ha di te
E sei nuova e nessuno ti ha tradita
E non ti perdi mai
Vuoi toccarmi
Occhi aperti
Serviranno a nascondersi
Per ritrovarsi
Ti ricordi che c'è un'altra vita
Che nessuno ci ha rubato ancora
Verrà giorno e poi vedrai sarà finita
E ti perdonerai
E le immagini, i ricordi, le occasioni
Guardarsi tra vent'anni come stai
Anche a te si è aperta dentro una ferita
Che non guarisce mai
INTERVENTO DI NADIA
INTERVENTO DI NICOLETTA
Ad una camminata qualcuno disse che aveva un po’ paura a procedere nel buio, però aveva trovato davanti a sé una persona con le braghe bianche e, seguendo questo riferimento, era riuscito a muoversi con più facilità. Questo accade anche a noi, a volte abbiamo bisogno di restringere il nostro sguardo e renderlo piccolo come una capocchia di spillo per poter avanzare nel cammino. Altre volte invece sentiamo il bisogno di allargarlo fino a comprendere l’infinito: avere un duplice sguardo, stretto e largo, è fondamentale per approcciarci alle varie esperienze della vita, vederne i particolari e cogliere il senso dell’insieme. Anche in amore è fondamentale riconoscere i particolari della persona che ci sta davanti, lasciando andare le immagini che proiettiamo, come un film, su un lenzuolo bianco e che non corrispondono alla verità della persona stessa.
Nel film, che molti avranno visto, intitolato Avatar, il popolo protagonista usa dire, per manifestare l’amore, anziché “ti amo”, “ti vedo”: amare è vedere l’altro per quello che è!
RIFLESSIONE E CANTO DI OSCAR
Io non riesco sempre a guardarmi dentro veramente e ho quindi il bisogno di qualcuno che mi faccia vedere le cose da un altro punto di vista, per evolvere e crescere. In questa canzone di Mario Venuti, “Il mondo coi tuoi occhi”, c’è un concetto che mi colpisce: dopo aver guardato il mondo con gli occhi dell’altro ci si sente diversi, nuovi, e viene chiesto di chiamarsi con un altro nome, come simbolo di passaggio ed evoluzione.
IL MONDO COI TUOI OCCHI - Mario Venuti
Portami lontano dalle mie abitudini
Dove il tempo non esiste e anche l'amore è facile
Manda via dal cuore la mia solitudine
E facciamo il viaggio avventuroso dell'esistere
Verso un altro pianeta che alla fine ci salverà
Fammi vedere il mondo coi tuoi occhi, coi tuoi occhi
Dammi un altro nome
Che sono diverso da com'ero ieri
Quest'urgenza del destino mi fa dire che
Comunque ami, chiunque ami
Vale la pena
Svegliami da un sonno troppo lungo e inutile
Il tuo sorriso mi farà sentire giovane
Prendimi come se al mondo fossi l'ultimo
Rimasto ad aspettarti mentre gli altri fuggono
Verso un altro pianeta che alla fine ci salverà
Fammi vedere il mondo coi tuoi occhi, coi tuoi occhi
Dammi un altro nome
Che sono diverso, da com'ero ieri
Quest'urgenza del destino mi fa dire che
Comunque ami, chiunque ami
Vale la pena
Fammi vedere il mondo coi tuoi occhi
Coi tuoi occhi
Coi tuoi occhi
Il mondo coi tuoi occhi
Il mondo coi tuoi occhi
Il mondo coi tuoi occhi
INTERVENTO DI ENNIO
Il tema della serata mi ricorda in qualche modo il rapporto con i miei genitori e come loro si approcciano con le persone e con la vita.
Mia madre che è di carattere un po’ depressa e pessimista, vede spesso tutto nero e non riesce a cogliere le cose belle davanti a sé: un fiore, un tramonto, un bel panorama …
Mio padre che invece è gioioso e ottimista riesce a godersi anche le cose semplici, come un viaggio con me in auto, un bel paesaggio, un cielo stellato …
Penso quindi che ci sia un forte collegamento tra il nostro stato d’animo, le nostre emozioni e quello che i nostri occhi percepiscono del mondo esterno.
INTERVENTO DI ANTONELLA
In dialetto veneto il termine “inmagà” significa incantato, con gli occhi fissi; spesso quando siamo incantati e sembra che non siamo presenti, in realtà apriamo uno sguardo interiore che ci permette di comprendere meglio ciò che stiamo vivendo. Siamo come dentro una magia che ci svela il profondo.
Concludiamo la serata in cerchio davanti all’eremo e, su invito di Nicoletta, pronunciamo a voce alta ciò che i nostri occhi vedono:
la lampadina accesa dentro l’eremo,
le candele poste con cura lungo l’ultimo tratto di percorso e nello spiazzo, in particolare quella nel tronco del fico,
il cielo stellato,
un aereo che passa,
le punte dei cipressi che si muovono,
una casa illuminata in mezzo alla collina,
la stella polare che ha ispirato tanti navigatori,
un cerchio di nuovi amici,
l’eremo che ci accoglie,
l’albero maestoso davanti a noi,
le luci rosse in lontananza,
la luce di una candela che sembra un occhio nel vetro della lampada esterna,
i colori della natura.
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