La camminata meditativa, la sera
del 16 FEBBRAIO 2015 dal Chiostro del Convento di Santa Maria del Cengio
all’Eremo di Santa Maria, ha avuto come tema conduttore: “LA MEMORIA”.
Lungo il percorso, ritmato dal
silenzio della natura, dai passi silenti dei partecipanti, dal canto melodioso,
sono state offerte alcune riflessioni/testimonianze, che ora vengono raccolte come dono a chi ne fosse interessato.
La memoria: un tema non facile e che può essere visto da molteplici
punti di vista, partendo dalla nostra esperienza personale espandendola fino ad
ascoltare l'esperienza dell'umanità intera.
ACCOGLIENZA E SALUTO DI BENVENUTO AL CHIOSTRO
CANTO EVENU
SHALOM
INTERVENTO DI MICAELA
Buonasera a tutti,
per chi non mi conosce sono Micaela e da due mesi sono nuovamente mamma
di una splendida bambina di nome Elsamaria.
A lei che è l’ultima di quatto fratelli ho deciso di scrivere un diario
autobiografico dal suo concepimento ad oggi e a ritroso fino a quando ci siamo
conosciuti io e il suo papà. A dire il vero è da quando è nata la nostra prima
figlia Gioia, dodici anni fa, che avrei voluto farlo e qual cosina ho anche
scritto, ma non avendolo fatto con costanza mi sono persa tanti bei momenti
vissuti dei miei bimbi da piccoli che la mia memoria ha cancellato. E così a
volte confondo le prime cose fatte da un figlio con quelle fatte da un altro e
ne sono davvero dispiaciuta perché mi sembra di non dare loro la giusta
importanza, a volte generalizzo…. si facevate tutti così…
Per evitare che succeda lo stesso tra qualche anno, ho deciso di
cimentarmi in questo ambizioso progetto prendendomi del tempo appena possibile
e scrivere, scrivere, scrivere.
Per raccontare ad Elsamaria come ci siamo conosciuti io e Danilo son
dovuta però partire da un evento doloroso che mi ha letteralmente cambiato la
vita.
Era il 6 luglio 1999, faceva molto caldo e la mattina pronta per andare
in ufficio, scendo le scale e trovo mio papà in salotto steso per terra con il
naso schiacciato contro il tappeto…. era evidente che non respirava più ….
aveva fatto un infarto e mi son resa conto che per poter andare avanti con il
racconto dovevo andare a tappe. Mi veniva in mente un’immagine, una specie di
flash e descrivendo quel momento prendeva forma tutto ciò che era avvenuto
prima e dopo. Come se avessi schiacciato un pulsante che apriva una porta dove
c’era una stanza piena di ricordi… Così il pulsante successivo era quello dell’enorme
spavento provato durante la prima notte di quel giorno traumatico dove la gatta
di mio zio Rossano, che era un vero felino, sentendo l’odore di morte si era
introdotta in casa nostra svegliandoci di soprassalto perché aveva cercato di
aprirsi la porta a vetri in corridoio saltando sulla maniglia…. Era quasi
mattina, ma quel risveglio così brusco non aveva fatto altro che peggiorare la
situazione, facendo accrescere la nostra angoscia e riportandoci in un botto
alla cruda realtà dove mio papà non era più vivo e vegeto, ma disteso in una
bara nel nostro salotto, trasformando la nostra misera famiglia di soli tre
componenti in un nucleo di due donne sole senza guida e con un futuro ancora
più incerto. Premendo su quel pulsante però ho sentito anche il caldo afoso di
quella notte, il grande senso di vuoto, angoscia e smarrimento che mi
opprimeva, la consapevolezza che non ero in camera mia ma che stavo dormendo
nel letto dei miei genitori con mia mamma, come non mi succedeva da molto tempo
ormai, che in salotto c’era il nostro vicino a fare la veglia funebre e che le
uniche parole che mi avevano un po’ scaldato il cuore e dato un po’ di coraggio
erano quelle di una cara amica di famiglia che era venuta a farci visita il
giorno dopo.
Ecco attraverso questo racconto scritto ho visto come funziona la mia
mente e la mia memoria, che utilizza prevalentemente il canale visivo. Ma non
ho idea di come funziona la memoria degli altri ... so solo che ho scoperto la
grande importanza della memoria nella nostra vita e ancora una volta voglio
ringraziare Dio per averci creati così perfetti, unici ed irripetibili.
INTERVENTO DI NADIA
Per il tema della memoria di questa camminata ho scelto di leggere
alcuni passi tratti da il “Diario di Etty Hillesum”.
Scritto fra il 1941 e il 1943, anni in cui in tutta Europa si
presentava il dramma dello sterminio degli ebrei, Etty Hillesum in questa sua
memoria personale, parola dopo parola entra in dialogo con la parte più
profonda di se.
Novembre 1941
...mio Dio, prendimi per mano, ti seguirò da brava, non farò troppa
resistenza. Non mi sottrarrò a nessuna delle cose che mi verranno addosso in
questa vita, cercherò di accettare tutto e nel modo migliore. Ma concedimi di
tanto in tanto un breve momento di pace. Non penserò più, nella mia ingenuità,
che un simile momento debba durare in eterno, saprò anche accettare
l'irrequietezza e la lotta. Il calore e la sicurezza mi piacciono, ma non mi
ribellerò se mi toccherà stare al freddo purché tu mi tenga per mano. Andrò
dappertutto allora, e cercherò di non aver paura. E dovunque mi troverò, io
cercherò di irraggiare un po' di quell'amore, di quel vero amore per gli uomini
che mi porto dentro. Ma non devo neppure vantarmi di questo amore. Non so se lo
possiedo. Non voglio essere niente di così speciale, voglio solo cercare di
essere quella che in me chiede di svilupparsi pienamente. A volte credo di
desiderare l'isolamento di un chiostro. Ma dovrò realizzarmi tra gli uomini, e
in questo mondo. E lo farò, malgrado la stanchezza e il senso di ribellione che
ogni tanto mi prendono. Prometto di vivere questa vita sino in fondo, di andare
avanti. Certe volte mi viene da pensare che la mia vita sia appena all'inizio e
che le difficoltà debbano ancora cominciare, altre volte mi sembra di aver già
lottato abbastanza. Studierò e cercherò di capire, ma credo che dovrò pur
lasciarmi confondere da quel che mi capita e che apparentemente mi svia: mi
lascerò sempre confondere, per arrivare forse a una sempre maggiore sicurezza.
Fin quando non potrò più smarrirmi, e si sarà stabilito un profondo equilibrio
– un equilibrio in cui tutte le direzioni saranno possibili...........
La realtà della persecuzione nazista del popolo ebreo poi si insinua
fra le righe del diario e la sua memoria personale diventa memoria collettiva,
è una testimonianza che anche nell'atrocità della guerra è lode alla vita.
Giugno 1942
...Per umiliare qualcuno si deve essere in due: colui che umilia, e
colui che è umiliato e soprattutto: che si lascia umiliare. Se manca il secondo,
e cioè se la parte passiva è immune da ogni umiliazione, questa evapora
nell'aria. Restano solo delle disposizioni fastidiose che interferiscono nella
vita di tutti i giorni, ma nessuna umiliazione e oppressione angosciose. Si
deve insegnarlo agli ebrei.
Stamattina pedalavo lungo lo Stadionkade e mi godevo l'ampio cielo ai
margini della città, respiravo la fresca aria non razionata. Dappertutto
c'erano cartelli che ci vietano le strade per la campagna. Ma sopra quell'unico
pezzo di strada che ci rimane c'è pur sempre il cielo, tutto quanto. Non
possono farci niente, non possono veramente farci niente. Possono renderci la
vita un po' spiacevole, possono privarci di qualche bene materiale o di un po'
di libertà di movimento, ma siamo noi stessi a privarci delle nostre forze
migliori col nostro atteggiamento sbagliato: col nostro sentirci perseguitati,
umiliati e oppressi, col nostro odio e con la millanteria che maschera la
paura. Certo che ogni tanto si può esser tristi e abbattuti per quel che ci
fanno, è umano e comprensibile che sia così. E tuttavia: siamo soprattutto noi
stessi a derubarci da soli. Trovo bella la vita e mi sento libera. I cieli si
stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo
senza falso pudore. La vita è difficile ma non è grave. Dobbiamo cominciare a
prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà allora da sé: e
“lavorare a se stessi” non è proprio una forma d'individualismo malaticcio. Una
pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà stata trovata da
ognuno in se stesso- se ogni uomo si sarà liberato dall'odio contro il
prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest'odio e l'avrà
trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere
troppo. È l'unica soluzione possibile. E così potrei continuare per pagine e
pagine. Quel pezzetto d'eternità che ci portiamo dentro può esser espresso in
una parola come in dieci volumoni. Sono una persona felice e lodo questa vita,
la lodo proprio, nell'anno del Signore 1942, l 'ennesimo anno di guerra....
Conclusione personale....pensavo sarebbe stato molto più semplice fare
questo intervento, che avrei dovuto solo scegliere delle righe da leggere.
Invece mi ha messo molto in difficoltà...è un diario così denso, così profondo,
ma anche così attuale.
Facciamo si che la memoria di quanto accaduto non si ripeta, che la
memoria di queste atrocità rendano i nostri passi in questa vita migliori.
Esther Hillesum, detta Etty
(Middelburg, 15 gennaio 1914
Auschwitz, 30
novembre 1943),
scrittrice olandese
di origine ebraica,
vittima della
Shoah.
SILVIA CANTA Il vecchio e il bambino di F.Guccini
Un vecchio e un bambino si preser per mano
e andarono insieme incontro alla sera;
la polvere rossa si alzava lontano
e il sole brillava di luce non vera...
L' immensa pianura sembrava arrivare
fin dove l'occhio di un uomo poteva guardare
e tutto d' intorno non c'era nessuno:
solo il tetro contorno di torri di fumo...
I due camminavano, il giorno cadeva,
il vecchio parlava e piano piangeva:
con l' anima assente, con gli occhi bagnati,
seguiva il ricordo di miti passati...
I vecchi subiscon le ingiurie degli anni,
non sanno distinguere il vero dai sogni,
i vecchi non sanno, nel loro pensiero,
distinguer nei sogni il falso dal vero...
E il vecchio diceva, guardando lontano:
"Immagina questo coperto di grano,
immagina i frutti e immagina i fiori
e pensa alle voci e pensa ai colori
e in questa pianura, fin dove si perde,
crescevano gli alberi e tutto era verde,
cadeva la pioggia, segnavano i soli
il ritmo dell' uomo e delle stagioni..."
Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
e gli occhi guardavano cose mai viste
e poi disse al vecchio con voce sognante:
"Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!"
INTERVENTO DI LARA
Quando ho letto il tema della serata, ho subito pensato al 27 Gennaio,
giorno della memoria, da poco passato: al tentativo di tenere vivi nella mente
delle persone, eventi terribili, con la speranza che non si ripetano.
Poi ho spaziato tra gli altri molteplici collegamenti a questo tema, e,
ho capito, che, per me, la memoria é legata a sensazioni intense, belle o
brutte, che mi aiutano a fissare momenti della vita: ad esempio la gioia nel
giorno del mio matrimonio o l'angoscia della perdita oggi, che é morta mia
nonna.
Molte volte, la memoria é un modo per restare invischiati in rancori
perché "quello mi ha fatto questo.....": in questo caso, sarebbe bene
perdere la memoria o, meglio ancora, sarebbe riuscire ad utilizzare i ricordi
per imparare a conoscere la vita, sapendo cosa aspettarsi.
Infine, c'è una memoria che ha il suo imprinting nel nostro DNA: è la
consapevolezza da dove arriviamo, da quale grande Amore siamo stati mandati su
questa terra, che siamo tutti creature di Dio......... anche se non vogliamo o
non riusciamo a ricordarlo!
INTERVENTO DI PIERANGELO
Stasera non avevo previsto un intervento, quindi seguirò il flusso dei
miei pensieri.
Il tema della memoria mi ha fatto ricordare un viaggio che ho fatto
tempo fa a Praga in un museo dedicato all’olocausto. Le immagini che sono
ancora scolpite nella mia memoria sono quelle dei disegni fatti dai bambini che
erano di una semplicità disarmante, ma che allo stesso tempo facevano capire
molto bene con forza ed intensità il dramma vissuto.
Un altro ricordo che stasera affiora è di mio padre.
Verso la fase finale della sua vita cominciò a sbagliare i nomi di noi
figli (eravamo tre maschi e tre femmine); spesso prima di azzeccare quello
giusto scorreva tutti i nomi. Noi a volte ci arrabbiavamo perché non capivamo.
Il giorno del suo funerale la mia sorella più piccola lo ricordò
davanti a tutti dicendo; caro papà tu non sbagliavi i nomi perché non li
ricordavi, ma perché davanti a te eravamo tutti uguali!!!
Ecco, il messaggio che stasera vorrei trasmettere è che dobbiamo far
uscire la memoria salvifica che elimina le differenze e discriminazioni e che
ci rende tutti uguali davanti al nostro Signore.
CANTO FINALE DI SILVIA davanti all’Eremo
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