Test - Nascita

La camminata meditativa, la sera del 16 dicembre 2013 dal Chiostro del Convento di santa Maria del Cengio all’Eremo di santa Maria, ha avuto come tema conduttore: “la nascita”. Lungo il percorso, ritmato dal silenzio della natura, dai passi silenti dei partecipanti, dal canto melodioso, sono state offerte alcune riflessioni/testimonianze, che ora vengono consegnate come dono a quanti sono interessati.

PRESENTAZIONE
Nicoletta accoglie nel Chiostro i partecipanti spiegando che per l’occasione ha preso come parola ispiratrice una frase di Meister Eckhart (1260-1328): "Tutti sono chiamati a essere madri di Dio perché Dio ha sempre bisogno di venire al mondo. Che cosa c'è di buono per me se Maria ha dato al mondo il figlio di Dio quattordici secoli or sono ma io non do alla luce il figlio di Dio nella mia epoca e nella mia condizione?"

Nicoletta ricorda a quanti partecipano per la prima volta come si svolge il percorso, invitando tutti a camminare verso il mondo, verso noi stessi e verso Dio.



ELISA CANTA l’Anima vola

L'Anima Vola 
Le basta solo un po' d'aria nuova 
Se mi guardi negli occhi 
Cercami il cuore 
Non perderti nei suoi riflessi 
Non mi comprare niente 
Sorriderò se ti accorgi di me fra la gente 
Sì che è importante 
Che io sia per te in ogni posto 
In ogni caso quella di sempre 
Un bacio è come il vento 
Quando arriva piano però muove tutto quanto 
E un'anima forte che sa stare sola 
Quando ti cerca è soltanto perché lei ti vuole ancora 
E se ti cerca è soltanto perché 
L'Anima osa  E' lei che si perde 
Poi si ritrova  E come balla 
Quando si accorge che sei lì a guardarla 
Non mi portare niente 
Mi basta fermare insieme a te un istante 
E se mi riesce 
Poi ti saprò riconoscere anche tra mille tempeste 
Un bacio è come il vento 
Quando soffia piano però muove tutto quanto 
E un'anima forte che non ha paura 
Quando ti cerca è soltanto perché lei ti vuole ancora 
Quando ti cerca è soltanto perché lei ti vuole ancora 
E se ti cerca è soltanto perché 
L'Anima Vola  Mica si perde 
L'Anima Vola  Non si nasconde 
L'Anima Vola  Cosa le serve 
L'Anima Vola  Mica si spegne



INTERVENTO DI ISMA

Dare alla luce Dio è mettere al mondo una parte di me stessa, è il partorire e avere il coraggio di mostrare al mondo quello che sono e la mia opera o creazione che è nata e ha visto la luce, ma non solo grazie a me, ma grazie a Maria e a Dio.
Dare alla luce Dio è IMPARARE e ACCETTARE di passare attraverso il travaglio, le tenebre fredde e dolorose.
Per me è il rimanere dentro una stanza buia e silenziosa, a volte così tanto silenziosa da non sopportarne il rumore e poi avere la forza e la spinta di ricordarmi la luce che solo Dio emana, solo lui con la sua immensa luminosità squarcia il buio, mi tende la mano e mi permette di vedere dov’è la porta della mia stanza scura.
Allora posso aprirla, posso correre incontro alla luce, allora posso partorire una nuova parte di me e un pezzo di Dio nasce e si mostra al mondo.

INTERVENTO DI FRANCO

Perché festeggiamo la nascita di Gesù proprio il 25 dicembre?
Bisogna risalire al tempo dei romani, dove la vita era regolata dalla luce naturale. Il solstizio d'inverno poneva fine al giorno più corto, di minor luce ed indicava l'inizio del periodo di maggior luminosità con l'allungarsi delle giornate, e quindi di maggior vitalità e gioiosità.
Ma perché allora la nascita si fa risalire al 25 e non al 21/22?
Sia perché probabilmente le conoscenze astronomiche del tempo avevano  dei limiti, ma anche perché 25 meno 22 è uguale a 3: numero da sempre ricco di significato e simbologia per i cristiani.
Cristo dunque rappresenta il vero Sole che viene in questo mondo per sconfiggere le tenebre.


INTERVENTO DI ELISA

Poco più di un anno fa è nato il mio bambino, Samuele.
Averlo in grembo è stata una delle esperienze più belle della mia vita: ho avuto la fortuna di stare addirittura meglio di quando non ero incinta e ringrazio sempre Samuele per questo benessere inaspettato.
Sono rinata fisicamente e spiritualmente, mi sentivo come un Buddha con un pancione grande e una sensazione di pace e beatitudine come se il mondo intero fosse dentro di me e tutto ciò che era fuori non mi sfiorava.
La gravidanza è stata proprio un viaggio dentro il mio corpo e la mia anima, è stato un avvento prima della nascita. Dovevo prepararmi a diventare madre.
Con Samuele ho imparato a dire si alla vita, ho capito che quando ci abbandoniamo ad essa i miracoli possono succedere, ma dobbiamo volerlo intensamente dentro di noi.
E' arrivato il giorno del parto e tutto è andato all'opposto di come speravo e mi ero immaginata, in quei momenti sono stata messa a dura prova, ho lottato tanto contro il dolore e la paura, ma dentro di me risuonava sempre quel si, volevo essergli fedele, il mio bambino stava arrivando. E mi sono lasciata andare, ho accettato quel dolore e quella paura e li ho vissuti fino in fondo.
Samuele è nato e con lui è nata anche una nuova Elisa, dopo tutto quello che era successo mai avrei creduto di poter provare tanto amore e tanta felicità, una felicità che a parole si fatica ad esprimere tanto è immensa.
Ringrazio Dio perchè mi ha reso partecipe di un miracolo e ringrazio anche me stessa perchè ho consentito che questo miracolo, il miracolo della vita, si avverasse.
Un pensiero particolare va a Maria, la mamma di Gesù, che mi ha illuminato in tutto questo periodo della maternità, grazie a lei ho sentito come la divinità è in ognuno di noi e da quel momento la mia vita non è stata più come prima.


PIERANGELO CANTA

Ave Maria di Fabrizio De Andrè

E te ne vai, Maria, fra l'altra gente
che si raccoglie intorno al tuo passare,
siepe di sguardi che non fanno male
nella stagione di essere madre.

Sai che fra un'ora forse piangerai
poi la tua mano nasconderà un sorriso:
gioia e dolore hanno il confine incerto
nella stagione che illumina il viso.

Ave Maria, adesso che sei donna,
ave alle donne come te, Maria,
femmine un giorno per un nuovo amore
povero o ricco, umile o Messia.

Femmine un giorno e poi madri per sempre
nella stagione che stagioni non sente.


INTERVENTO DI NADIA

La mia riflessione è stata per me un percorso fra la camminata e le serate fatte sull'avvento e il tema di questa sera.
Ho voluto che Pierangelo cantasse l'Ave Maria di De Andrè perchè in qualche modo questa canzone ha fatto da collante fra il tema dell'avvento e della nascita e la mia esperienza come madre.
In particolare sono stata toccata dalla frase...."SAI CHE FRA UN'ORA FORSE PIANGERAI, POI LA TUA MANO NASCONDERA' UN SORRISO: GIOIA E DOLORE HANNO IL CONFINE INCERTO.." perchè per me la nascita è legata a questi due sentimenti, gioia e dolore, così in contrapposizione ma spesso così affini.
Da un punto di vista fisico c'è la gioia dell'attesa, di questa pancia che cresce e il desiderio di vedere tuo figlio, contrapposta al dolore e alla fatica del parto.
Ci sono i tanti  pianti i giorni successivi alla nascita quando si crea un vuoto perchè non lo senti più dentro di te e in questo vuoto si insinuano tutte le paure per un compito così grande come quello di essere madre; paure che vengono dimenticate quando lo tieni in braccio e il suo sorriso cancella le lacrime.
C'è la gioia di chi diventa madre e il dolore di chi non ci riesce o perde un figlio....
Ecco, "gioia e dolore hanno il confine incerto".....
Ma c'è un nascere spirituale che esula da tutti i vincoli e confini che la creazione fisica ci dà.
La nascita spirituale dona a tutti la stessa possibilità, non c'è differenza fra chi può avere figli e chi no, non c'è diversità fra uomo e donna; siamo tutti nella stessa condizione, possiamo essere tutti creatori di noi stessi e della nostra parte divina.
E' una "stagione che stagioni non sente", è una stagione senza età.
Siamo tutti nella stessa condizione "IN NOI TUTTI C'E' UNA SORGENTE MOLTO PROFONDA E IN QUELLA SORGENTE C'E' DIO" (Etty Hillesum), ci differenzia solamente quando riusciamo a vedere la nostra sorgente divina, quanto io la vedo, o con quanti sassi la copro.
Posso dare alla luce il figlio di Dio, posso dare la luce a questa sorgente, posso dare alla luce una nuova me stessa nella mia epoca e nella mia condizione nel momento in qui credo a me stessa.

AVE ALLE DONNE COME TE MARIA.....


ALBERTO legge una poesia di Enrico

Amare
Anche i momenti di dolore, di battaglia,
di fallimento, di debolezza, di errore.

Amaro
Gusto che indica le proprietà medicamentose
di un alimento che fa bene al cuore.


INTERVENTO DI PIERANGELO

Voglio sottolineare e ribadire l’importanza di tutte le madri leggendo una poesia a ricordo di Nelson Mandela recentemente scomparso.
Trattasi di versi di William Ernest Henley da cui, lui stesso ha raccontato, traeva coraggio durante le prigionia e diceva: “li conservo con me per ricordarmi che la mia anima è invincibile”.
Tante sono le volte in cui la nostra speranza vacilla, le prove della vita sono dure, le tenebre ci avvolgono ma Mandela ci insegna che anche in una prigionia così terribile, come quella che lui ha vissuto, si può non essere vittime, ma padroni del proprio destino.

INVICTUS
Sono il padrone del mio destino, sono il capitano della mia anima


Dalla notte che mi avvolge,
Nera come la fossa dell'inferno,
Rendo grazie a qualunque dio ci sia
Per la mia anima invincibile.
Nella feroce morsa degli eventi
Non ho arretrato né gridato.
Sferzata a sangue dalla sorte
non si è piegata la mia testa.
Di là da questo luogo d'ira e di lacrime
si staglia solo l'orrore della fine,
ma in faccia agli anni che minacciano
sono e sarò sempre imperturbato. 
Non importa quanto stretta sia la porta,
Quanto impietosa la vita,
Sono il padrone del mio destino;
Sono il capitano della mia anima.

Madiba
 18.07.1918 – 05.12.2013  


INTERVENTO DI ELISA E OSCAR

DARE AL MONDO DIO
Chiamati a essere madri e padri di Dio: come Maria che ascolta, accoglie, nutre di sé e dà poi alla luce Suo Figlio e come Giuseppe che tace, accetta, accompagna e poi dona al mondo Cristo.

COME MARIA
Piccola, semplice, giovane donna che guarda al futuro, piena di speranza. Tutta la vita davanti a Lei: uno sposo, una casa, dei figli, il consenso della famiglia, l’approvazione della gente. Ma una voce parla, un angelo. Maria ascolta e a una domanda risponde sì. È un sì semplice, aperto, limpido. E il suo grembo viene abitato. Al di fuori lo sconcerto, l’incomprensione, il giudizio. In Lei la vita, la luce, la speranza. Maria ha fatto spazio dentro di sé per accogliere Dio: custodisce il Verbo, respira con lui, lo alimenta, lo culla col suo passo. Parla a questo figlio non ancora nato, lo conosce poco a poco, come parte di sé, piccolo pesce che guizza nel suo oceano interiore. È suo quel figlio, per Lui affronta il mondo, per Lui è disposta a morire. Ma Maria è preservata: Ella è in Dio e Dio è in Lei. Giuseppe l’accoglie, la circonda col suo amore, pronto ad abbracciarla insieme a suo figlio. Maria si mette in cammino - tra gente sconosciuta deve nascere Gesù - ma nel momento del dolore cerca la solitudine. Fragile e forte scende in se stessa, ascolta le onde che l’afferrano e la stringono, facendola tremare. Il dolore del distacco la compenetra, la paura di non farcela la pervade, ma Lei ha fiducia e si lascia andare, si apre e dal suo essere ferita nasce Gesù, speranza di vita, figlio dell’uomo, bambino per un attimo solo Suo. Lo porta al seno e dal suo cuore, come fiume che scorre, sgorga il latte: la bocca del bimbo assorbe la sua linfa. Di nuovo uniti, due in uno. È il momento della preghiera, della lode a Dio e nell’abbraccio con il figlio, Maria medita. Ancora un po’, per questa notte Gesù è suo, nessuno lo toccherà tranne le sue mani avide, nessuno lo vedrà tranne i suoi occhi innamorati, nessuno lo prenderà perché Lei lo tiene in sé. Ma all’alba suo figlio, Dio, sarà del mondo: che il mondo sia buono con Lui.

COME GIUSEPPE
Tace Giuseppe quando il figlio che cresce in Lei si rivela. Vorrebbe congedare Maria in segreto, preservarla. È combattuto: è possibile accettare la donna che ama in attesa di un figlio che lui non conosce? Nel silenzio è la risposta, nella sua attesa di deserto una voce risuona. L’angelo parla e Giuseppe ascolta: e anche lui è capace di dire sì, di andare oltre al brusio, di dimenticare le convenzioni, di lasciare spazio alla fiducia per incontrare la sua sposa e il suo bimbo. Giuseppe riconosce suo figlio, gli dona il suo nome, quello dei suoi avi, lo accoglie nella sua famiglia. Il viaggio che compie con Maria verso le sue origini, lo porta a incontrare Gesù. In quella notte di gelo diviene padre: all’alba suo figlio viene posto tra le sue braccia e lui lo innalza al cielo. Tutta la sua vita sarà in funzione di quel bambino. Giuseppe lo accompagnerà nel suo destino: con lui camminerà fino in Egitto, per lui lavorerà il legno e costruirà una casa, con il cuore in gola lo cercherà quando, ormai grande, andrà alla casa del Padre Suo. Giuseppe accetta, protegge, fa crescere e poi scompare per lasciare spazio a questo suo, grande figlio.

OSCAR CANTA Adesso è la pienezza – Daniele Ricci



Dopo il tempo del deserto,
adesso è il tempo di pianure fertili.
Dopo il tempo delle nebbie,
adesso s'apre l'orizzonte limpido.
Dopo il tempo dell'attesa,
adesso è il canto, la pienezza della gioia:
l'immacolata Donna ha dato al mondo Dio.

La fanciulla più nascosta
adesso è madre del Signore Altissimo.
La fanciulla più soave
adesso illumina la terra e i secoli.
La fanciulla del silenzio
adesso è il canto, la pienezza della gioia:
l'immacolata Donna ha dato al mondo Dio.

È nato, nato!
È qualcosa di impensabile, eppure è nato, nato!
Noi non siamo soli, il Signore ci è a fianco.
È nato!


Questa valle tornerà come un giardino.
Il cuore già lo sa.
È nata la speranza. È nata la speranza.
La potenza del creato
adesso è il pianto di un bambino fragile.
La potenza della gloria
adesso sta in una capanna povera.
La potenza dell'amore
adesso è il canto, la pienezza della gioia:
l'immacolata Donna ha dato al mondo Dio.
È nato...

Tu adesso sei bimbo, tu adesso hai una madre.
Tu l'hai creata bellissima e dormi nel suo grembo...

È nato!

È nato! Questa valle tornerà come un giardino.
Il cuore già lo sa.
È nata la speranza. È nata la speranza
.

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