Testi degli interventi - Sorella Maria di Campello

La camminata meditativa del 21 MAGGIO 2018, che questo mese è inserita nel programma del Festival Biblico, si è svolta dal Convento di Santa Maria del Cengio all’Eremo e ha avuto come tema conduttore: "Profezia e futuro nelle parole di Sorella Maria di Campello".

 

Abbiamo cercato di raccontare questa donna straordinaria e riflettere insieme sulla sua esperienza. All'inizio del Novecento Sorella Maria ha coniugato la dimensione eremitica e quella comunitaria nell'Eremo del Campello, che ancora vive nel suo spirito. Ha dilatato i confini del suo mondo, intrattenendo rapporti epistolari e di amicizia con grandi personaggi come Albert Schweitzer, Gandhi, Buonaiuti, Mazzolari e Vannucci. I suoi valori si sono realizzati nella concretezza della vita quotidiana dell'Eremo dove ancora oggi convivono e pregano in comune donne di diverse confessioni cristiane.

 

Dopo un saluto di benvenuto di fra’ Renzo, tutti in cerchio nel chiostro, guidati nella meditazione da Nicoletta, abbiamo ricordato persone per noi care e importanti, pronunciando a voce alta i loro nomi, proprio come sono solite fare le sorelle all’Eremo del Campello.

Ci siamo incamminati in silenzio lungo il sentiero che giunge all’eremo (80 persone).

 

Ecco le nostre testimonianze:

 

CANTO di ELISA: Sancta Maria Existence

Si tratta di un mantra dedicato a Maria, accompagnato da chitarra e tamburo.

 

INTERVENTO DI NADIA

O voce del silenzio

v'è chi ti coglie e tace

per giungere alla pace

e a vera libertà

 

Silenzio, pane e pace

son doni del Signore;

ci sosterranno il cuore fino all'eternità

 

Questi i versi scritti da Maria del Campello....

Per lei il silenzio era la prima forma di religiosità, uno dei punti fondamentali della vita dell'Eremo del Campello, (un luogo abitato oggi da quattro donne eremite, sorelle Le allodole di San Francesco, che sull'esempio di sorella Maria vivono le loro giornate intercalando lavoro, preghiera, silenzio).

 

Silenzio: rispettato tutti i giorni da un'ora prima del tramonto alle 9 della mattina successiva....

“Dall'ora del silenzio che precede il tramonto dipende la preghiera comune, dipende l'agape, dipende la veglia che pur deve avere la sua nota sacra. Dipende il riposo della notte, in cui possiamo ricevere benedizione e lezione attraverso il sonno. Dipende il nostro risveglio. Dipende il primo saluto a Maria, e il saluto alla croce, dipende la particella di Pane celeste che dovremo mendicare vicino all'Altare, dipende il compito quotidiano e il nostro servizio d'amore alla vita e verso ogni essere vivente”.

 

“Occorre che in tutte entri il concetto che il silenzio è uno dei doveri  che abbiamo accettato: impegno assolutamente grave da cui dipende la nostra giornata, la nostra vita religiosa, la formazione del nostro carattere, il fuoco sacro che dobbiamo custodire. Senza silenzio l'Eremo non potrebbe sussistere, né dare pace vicino e lontano.

 

Silenzio: il punto di partenza di ogni nostra azione, pensiero, parola, fondamento del nostro essere...

 

Ma cos'è veramente il silenzio?

La definizione classica di silenzio è: “assenza di parole, di suoni , di rumori”... ma è solo questo?

Quanto rumore fanno anche i miei pensieri e il chiacchiericcio della mia mente? Tutte le discussioni interne, le tante parole che vorrei dire, le domande e risposte che faccio nella

mia testa? Posso anche non dire nessuna parola fuori...ma dentro c'è un mondo che parla

E le mie emozioni? Quanto rumore fa il mio cuore quando batte agitato, e il  battito pulsa nelle orecchie, ma fuori nessuno sente...

 

“Da dove cominciare per correggere noi stessi?...Dal silenzio, mi risponde la voce interiore più profonda. “Vi è un silenzio che dobbiamo a ogni costo creare in noi: silenzio d'ogni pensiero di amarezza verso altrui e verso noi stessi. L'amarezza è un veleno. Poco alla volta ci intossica, ci toglie vita, ci raggomitola e c'immiserisce”.

 

Il silenzio è sedimentare il mondo interiore,  le emozioni verso gli altri e anche quelle verso me stesso, è la strada che mi porta dal troppo pieno a quel punto dove c'è il vuoto che mi permette di sentire la voce della mia anima.

 

Il silenzio è dentro di noi, ma è difficile farlo emergere, dargli il posto, lo spazio, l'attenzione che merita. Il silenzio è volontà, è far sì che le occasioni esteriori non siano un impedimento, è il coraggio di metterlo in pratica.

 

Silenzio...

Per sorella Maria il Silenzio è  il guardiano dell'animo

 

 IL SILENZIO E' GUARITORE

Il silenzio ci  consente di ripartire da zero, offrendoci all'azione divina che ci ricrea

“Il silenzio è un nostro grande mezzo di custodire il fuoco sacro, forza vivificante che prepara la parola, la preghiera. Più saremo silenziose e solitarie, più il pane di vita ci nutrirà e ciò crescerà la fame di lui.”

Silenzio, sono qui, ora, ferma, cuore mente e spirito fissi in un unico punto, in un unico centro, son tutta qua, passato presente e futuro...

 

INTERVENTO DI ANNA RITA

Sorella Maria era solita, assieme alle sue sorelle, ritirarsi la sera nella “consuetudine disciplinata” del Lucernarium: un momento sacro, dove si leggeva un pensiero per farne dono a tutte, dove c’erano un pensiero ed una preghiera per tutte le anime, soprattutto quelle sofferenti, quelle care e quelle lontane e venivano nominate per nome una per una. Dalle sue parole:

“Il Lucernarium: vi è qualcosa di più bello, di più sacro, di essere insieme? Anche solo per un attimo di grazia dovremo ringraziare in eterno. E’ grande cosa essere insieme tenendo presenti gli assenti e avendo memoria di Lui. Se anche vi è qualche pena, qualche turbamento, si sente il compatimento delle une verso le altre; e ciò che vi è di più forte, di più cristiano nel nostro stare insieme, è che abbiamo continuo pensiero degli assenti, di chi soffre sulla terra e oltre la terra”.

E si accendevano delle candele, delle luci per ricordare che noi tutti siamo una piccola fiammella della grande luce, fatti della stessa essenza. Così mi piace pensare a questa camminata come ad un Lucernarium all’aperto e in movimento, dove le stelle sono le nostre luci, dove le nostre condivisioni, i nostri canti, sono un dono l’uno per l’altro, ma anche uno sguardo, una stretta di mano, un abbraccio, dove ognuno di noi può essere fiamma che accende l’altro e stoppino che si lascia accendere, un grande dono l’uno per l’altro.

La preghiera, diceva, ci invita a svegliare i nostri cuori: non ci si può accostare alla preghiera se c’è chiusura nel cuore, se c’è qualche rancore.

Che questa camminata sia un momento in cui nei nostri cuori ci sia quel silenzio sacro che si fa preghiera, dove si può creare quello spazio in cui l’altro che incontro possa abitare, affinché la nostra sia una preghiera che si fa vita e vita che si fa preghiera.

 

CANTO DI OSCAR: Il Cantico delle Creature (Angelo Branduardi)

A Te solo Buon Signore

si confanno gloria e onore

a Te ogni laude et benedizione

a Te solo si confanno

che l’altissimo Tu sei

e null’omo degno è

Te mentovare.

 

Si laudato Mio Signore

con le Tue creature

specialmente Frate Sole

e la sua luce.

 

Tu ci illumini di lui

che è bellezza e splendore

di Te Altissimo Signore

porta il segno.

 

Si laudato Mio Signore

per sorelle Luna e Stelle

che Tu in cielo le hai formate

chiare e belle.

 

Si laudato per Frate Vento

Aria, nuvole e maltempo

che alle Tue creature

dan sostentamento.

 

Si laudato Mio Signore

per sorella nostra Acqua

ella è casta, molto utile

e preziosa.

 

Si laudato per Frate Foco

che ci illumina la notte

ed è bello, giocondo

e robusto e forte.

 

Si laudato Mio Signore

per la nostra Madre Terra

ella è che ci sostenta

e ci governa

si laudato Mio Signore

vari frutti lei produce

molti fiori coloriti

e verde l’erba.

 

Si laudato per coloro

che perdonano per il Tuo amore

sopportando infermità

e tribolazione

e beati sian coloro

che cammineranno in pace

che da te Buon Signore

avran corona.

 

Si laudato Mio Signore

per la Morte corporale

chè da lei nessun che vive

può scappare

e beati saran quelli

nella Tua volontà

che Sorella Morte

non gli farà male.

 

INTERVENTO DI ELISABETTA

La spiritualità di sorella Maria ruota, oltre che attorno al silenzio e al sacrum facere, anche attorno all’agape. Il termine agape è dal greco e già nel mondo classico indica un amore che è fatto di benevolenza, affetto, cura, diverso dall’eros, dalla passione.  Il verbo agapao è il termine che tutti e quattro gli evangelisti utilizzano per esprimere il comandamento dell’amore verso Dio e verso chi cammina con noi la terra.

Ma come la Minore declina l’agape?  “E’ il termine greco che indica l’amore oblativo, di pura benevolenza; l’amore che si fa dono, perdono, abbandono. Poniamoci sotto il diretto irraggiamento dell’amore, per radicarci nella carità e bruciare nella carità tutto quanto fosse di segno contrario.”

Guardando queste parole, mi avvolge come un’onda il ritorno della parola “dono”: “dono perdono, abbandono” e, come spesso fanno le onde del mare, mi interrogano sul senso della mia capacità di relazione.

Quanto riesco ad aprire le porte le porte del mio cuore? So accogliere? So nutrire, avere cura?

Se l’amore è perdono sono capace intraprendere la via del perdono che è vedere le mie ferite, quelle degli altri, con occhi aperti, limpidi, nella verità, senza maschere, e accogliere queste ferite per trasformarle?

Cosa vuol dire che l’agape è abbandono? L’amore mi sembra andare nella direzione opposta rispetto all’abbandono. In realtà, pensandoci bene, mi rendo conto che abbandono è il termine che si riferisce al controllo e dunque mi chiedo se so lasciare andare. So permettere all’altro di essere se stesso? So creare spazio in me perché l’altro sia quel che è e non quel che io voglio che sia?

La risposta a tutte le domande è no, ma la Minore dice c’è la strada, quando da soli non ce la facciamo: porci sotto l’irraggiamento di Dio!

 

Ci sono due lettere che mostrano nel concreto cosa vuol dire agape per Sorella Maria e ci mostrano la strada. La prima è a Giovanni Vannucci, la seconda a Ganhi.

Ci mostrano la tenerezza, lo spazio dentro lei per questi amici.

“La cella dove abiti è ben esposta? Dalla finestra hai vista riposante? Ricerchi le stelle, al mattino appena pronto e la sera? Riceviamo tanto, tanto dall’angolo raccolto ove viviamo qualche breve ora del giorno fuggevole, e le sacre ore della notte, più comunicanti con l’infinito!”

“Caro Bapu, io sono la tua piccola amica fedele Maria, allodola di San Francesco, che abito nel vecchio Eremo sul monte.  Ti scrivo con la speranza che questo mio messaggio ti giunga per il tuo compleanno, il 2 ottobre. Che il tuo nuovo anno di vita sia benedetto, e ti porti innanzi nel cammino verso la Verità eterna. Che tu possa durante il tuo cammino illuminare e sorreggere altri viandanti, e ricevere del loro pane. Ieri venerdì, pensando a te, e all’India cara, e cantando con le sorelle “O cara luce”, interrogavo l’anima mia: sono io fedele all’amicizia per Bapu? Non gli scrivo, non faccio nulla per lui. E l’anima mia rispondeva: si, sei fedele perché tu vivi, soffri, lavori, gioisci, ami, per la purezza o per la purificazione, per la non violenza e per la dolcezza matura, per la ricerca umile e appassionata della verità. Così, mio grande Amico, io ti offro il mio fedele mazzetto d’amore, di venerazione e di riconoscenza.  Ti ameremo sempre e sempre riceveremo bene dalla tua lucerna accesa e sono Maria e pace”.

 

 

INTERVENTO DI FRANCESCA

Sorella Maria entra  nelle Francescane missionarie nel 1901.

A Roma, durante la prima guerra mondiale, diviene superiora delle suore infermiere e responsabile dell’assistenza spirituale dei militari in cura all’ospedale militare angloamericano, dove è ricordata per essere sempre disponibile, mai tesa.

A luglio del 1919 esce dalla congregazione, per aver ricevuto una chiamata a creare un luogo di pace aperto a tutti, dove poter servire ed essere l’ultima, la Minore.

Nasce così l’Eremo di Campello che fonde in sé le due anime della spiritualità monastica occidentale, quella benedettina e quella francescana. Esse risultavano, prima della fusione operata da sorella Maria, in alternativa: la prima con l’ora et labora tendeva verso un personale lavoro “fuori”, per lavorare “dentro”, nell’interiorità, in una dimensione solitaria, monastica, scandita dalla Regola; la seconda era volta al servizio degli altri, cercando nella relazione e nella vita comunitaria la possibilità di rispecchiarsi e conoscere se stessi, in una ricerca della gioia di vivere, che prescindeva dalle regole.

Sorella Maria fonde dunque questi aspetti, individuando una possibilità di superamento delle regole, nella presenza di quelle che lei chiama le consuetudini disciplinate. 

Tra le varie consuetudini una fondamentale è il sacrum facere. Questi termini latini danno come risultante in italiano la parola sacrificio che spesso noi colleghiamo ad una privazione che accettiamo per gli altri.

Ma, se il sacro è onorare la vita, darle dignità, come può essere che uno tolga qualcosa alla propria vita? Dunque forse il senso di sacrificio va rivisto proprio nella direzione che ci indica sorella Maria: sacrum facere. Fare il sacro vuol dire essere uno; riusciamo a fare il sacro quando siamo interamente dove siamo: uniti in corpo, mente e cuore, anche nei piccoli gesti: “dall'impastare il pane al ricamare al tombolo, dal godere il saluto di «una foglia d'autunno» a quello di «una stella», non solo quindi il meditare la Bibbia, il memorizzare i salmi, l'ascoltare il silenzio”. 

Vivere la sacralità è dunque sforzarsi di essere uno in ogni azione: “ciò comporta spesso sacrificio, nel senso che chiede purezza di intenzioni, distacco dal proprio egocentrismo, accettazione delle diversità e delle avversità, umiltà”.

Allenandosi in questo, si crea uno spazio nell’interiorità dove gli altri possano trovare riposo e dove Dio può abitare.

 

 

 

INTERVENTO DI DAVIDE

Oltre al silenzio di cui ci ha parlato prima Nadia, per sorella Maria è essenziale il tema della parola. Lei scrive:

“Via, via, via le parole inutili, senza sale, senza grazia, senza tono minore, senza rispetto. Via, via, via quella deplorevole abitudine di adoperare venti parole quando due sono sufficienti. Via, via, via tutto ciò che è vecchio, insulso, indegno della santità di vita cui siamo state chiamate”.

Sorella Maria ci invita a recuperare la sacralità della parola, soprattutto tralasciando tutto ciò che non serve, liberandoci delle troppe parole ed esercitando una parsimonia che ci permetta di comunicare al cuore dell’altro. Ci invita a dire parole che abbiano sapore, che ci trasportino nella bellezza, che portino nutrimento.

 

Inoltre aggiunge:

“Prima di dire una parola bisogna essere sicuri che questa parola vive dentro di noi” “Impariamo la esattezza scrupolosa delle nostre parole, l’attenzione a non diminuire, a non esagerare, perché diminuendo o esagerando si cade facilmente nell’ingiustizia”

Con questa affermazione ci guida verso una parola che sia viva e anche giusta: solo sedimentando in noi la parola, possiamo renderla sacra e portare la giustizia che nasce dalla fedeltà all’esperienza.

 

Infine afferma:

“Con una parola si può pacificare un cuore, si può sostentare, edificare, consolare; ma con una parola possiamo anche turbare, ferire, distruggere un qualcosa … se pensassimo all’uso delle nostre parola, quanto da correggere!”

“Anche una parola può uccidere!vigiliamo perché una nostra parola non tolga pace, non dia cattivo esempio, non tolga fiducia.”

Ci richiama in maniera decisa e con forza all’importanza delle nostre parole, concludendo un percorso che dalla libertà, attraverso la sacralità, ci conduce alla responsabilità di ciò che diciamo!

 

 

INTERVENTO DI SAMUELA

Oggi una mia cara amica, per l’ennesima volta mi ha scritto: “Allora è pronta la tua riflessione per questa sera?” E io per l ‘ennesima volto ho risposto di no.

Quanto mi sento piccola di fronte a persone che riescono a  parlare in pubblico senza timore; io ho sempre fatto fatica … tanto che è diventata la mia grande scusa: “Non sono all’altezza, chissà cosa penseranno di me!”

Lei con tenerezza mi ha risposto: “Samuela, il privilegio richiede una grande responsabilità!”  E, mentre ero davanti al foglio bianco, senza riuscire a scrivere nulla, un'altra amica mi scrive: “Anch’io sto scrivendo …  dai ci proviamo assieme? E un'altra ancora, dieci minuti dopo, mi dice: “Esci, stai vicino ad un fiore o ad una pianta … con il foglio bianco.”

Mi si e’ accesa una luce! Ho sentito che, anche se a distanza, ognuna nelle proprie case, erano lì con me e ho percepito che lo spazio e il tempo non contano, quando qualcuno ti pensa con amore … è li con te, proprio come diceva sorella Maria.

 

Sì, ho avuto il privilegio di calpestare la terra, abbracciare gli alberi, sentire il cinguettio degli uccelli, sentire il profumo dei fiori, vedere i loro colori, entrare nella grotta, ammirare il panorama, abitare le stanze dell’eremo, come tanti anni fa faceva sorella Maria.

Un’emozione grande! Non riuscivo a trattenere le lacrime!

 

Sorella Daniela ci ha accolto con un grande abbraccio e sorella Claudia ci ha servito un bicchiere di succo di sambuco, gesti semplici, ma fatti con grande amore.

Mi sono sentita chiamare per nome, mi sono sentita a casa, come se stessero aspettando proprio me. Quanta tenerezza nello scrivere il mio nome su quel piccolo quaderno!

Ogni sera al lucernarium le sorelle sono solite ricordare i nomi di tutte le persone che sono passate a visitare l’eremo. Fanno lo stesso, la notte di Natale: leggono i nomi di tutte le persone che hanno avuto la gioia di incontrare durante l’anno.

Quanta semplicità in questi gesti, quanto amore!

Come diceva spesso sorella Maria non conta tanto quello che fai, l’importante è che tu lo faccia con amore.

Conservo ancora nel cuore la tenerezza di ogni gesto, il calore di quegli abbracci, il canto delle loro voci che ci accompagnano, mentre imbocchiamo il sentiero che ci riporta in paese.

Mi auguro  di riuscire a portare nella mia vita questo insegnamento: non servono tante parole, fiumi di belle parole, ma piccoli gesti fatti con amore!

 

CANTO di ELISA: Luce di Fiorella Mannoia

Non c'è figlio che non sia mio figlio

Né ferita di cui non sento il dolore

Non c'è terra che non sia la mia terra

E non c'è vita che non meriti amore

mi commuovono ancora i sorrisi

e le stelle nelle notti d'estate

i silenzi della gente che parte

e tutte queste strade.

 

Fa' che non sia soltanto mia

questa illusione

fa' che non sia una follia credere ancora nelle persone.

 

Luce, luce dei miei occhi dove sei finita

lascia che ti guardi dolce margherita

prendi la tua strada e cerca le parole

fa' che non si perda tutto questo amore,

tutto questo amore.

Non c'è voce che non sia la mia voce

 ingiustizia di cui non porto l'offesa

Non c'è pace che non sia la mia pace

e non c'è guerra che non abbia una scusa.

Non c'è figlio che non sia mio figlio

Né speranza di cui non sento il calore

non c'è rotta che non abbia una stella

e non c'è amore che non invochi amore.

 

Luce, luce dei miei occhi vestiti di seta

lascia che ti guardi,dolce margherita.

Prendi la tua strada e cerca le parole

fa' che non si perda tutto questo amore.

 

Luce, luce dei miei occhi dove sei finita

lascia che ti guardi, dolce margherita

prendi la tua strada e cerca le parole

fa' che non si perda tutto questo amore,

tutto questo amore.

 

Davanti all’Eremo concludiamo la camminata.

 

Fr. Renzo legge una preghiera di Sorella Maria:  Maran Atha’

 

Vieni Signore Gesù

O stella lucente e

mattinale, fa che noi

guardiamo a te

per giungere ove

Tu ci attendi.

O luce del mondo

Vinci le tenebre ….

O pellegrino eterno

che vieni sempre,

nel fratello, nel

piccolo, nel bisogno,

insegnaci ad accogliere!

 

 

Padre Ermes, infine, ricorda la sua esperienza vissuta all’Eremo del Campello e conclude dicendo: …. “quando te ne vai da quel posto … un pezzetto di te rimane lì per sempre!!”

 

GLI INTERVENTI SONO STATI STAMPATI IN FORMATO LIBRETTO E SPEDITI ALLE SORELLE DEL CAMPELLO:

 

 

Eremo  Francescano

Strada dell'Eremo, 1

06042 Campello Sul Clitunno PG

 

 

Carissime Sorelle,

 

in data 30 aprile 2018 il nostro gruppo “Isola che c’è” vi ha fatto visita durante il pellegrinaggio sulla via di Francesco. Eravamo in 34 persone e tutti siamo rimasti colpiti e commossi per  l’accoglienza ricevuta.

Ci avete dissetato con il vostro sambuco (tra l’altro molto buono, abbiamo preso lo spunto per migliorare quello che facciamo noi) , ci avete nutrito con le vostre parole, ci avete illuminato con la vostra gioia!  Quando siamo ripartiti il vostro saluto ci ha caricato per tutto il tragitto!

 

Vogliamo esprimere tutta la nostra riconoscenza ed il nostro grazie per quanto ci avete donato.

E’  stata proprio un’esperienza importante che resterà nei nostri cuori!

 

In data 21 maggio 2018 ci siamo incontrati per una camminata meditativa dal tema: "Profezia e futuro nelle parole di Sorella Maria di Campello". Manifestazione inserita nel festival biblico, importante appuntamento del nostro territorio.

Come vi avevamo promesso, ci teniamo ad inviarvi i testi di questa serata che è stata molto sentita e ricca di testimonianze.

 

Con immensa gratitudine e affetto.

Un abbraccio da tutti noi.

 

                                                                                  Isola Vicentina, 15/06/2018

 

Gli amici dell’Eremo

Associazione l’Isola che c’è

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