Testi interventi - Dove sei?

La camminata meditativa del 16 GENNAIO 2017 si è svolta all’interno del Chiostro del Convento di Santa Maria del Cengio e ha avuto come tema conduttore la prima domanda che Dio rivolge ad Adamo: "DOVE SEI ?"
E' una domanda che attraverso Adamo viene posta ancora oggi a ognuno di noi: Dove sono? 
Sono consapevole delle scelte che faccio e a che punto del mio cammino sono? Ho il coraggio di rispondere "Eccomi"? Oppure mi nascondo sia agli altri che a me stesso per paura di mostrare la mia nudità ? 

In una serata fredda e ghiacciata, abbiamo camminato in silenzio lungo il porticato del chiostro, facendo tappa in sala capitolare per ascoltare le riflessioni e testimonianze dei partecipanti (17):


RITROVO AL CHIOSTRO: fra Renzo accoglie e dà il benvenuto a tutti.


INTERVENTO DI ISMA
Dove sei?
Io sono qui, tu invece dove sei? Non ti vedo, non ti sento, mi sono smarrita, sperduta non so dove,  non so dove sto andando, ma ancor prima di dove sono è: chi sono? Perché se non so chi sono, non so nemmeno dove sto andando, e se non so dove sto andando significa che mi sono persa, in un labirinto di rovi e spine.
Dove sei?
In lontananza mi arriva la tua voce, praticamente quasi non la sento. Il mio corpo paralizzato dalla paura non si muove, non riesco a sentire da dove viene la voce, non riesco a muovere passi per avvicinarmi a te.
Dove sei?
Ti sto rispondendo a bassa voce, per non farmi sentire da nessuno, ti sto invocando di venire qui nel posto in cui non so dove sono, ti sto chiedendo di prendermi per mano e condurmi anche per un breve tratto. E te lo dico, te lo dico sussurrando, te lo dico dal luogo in cui non so, nuda e dispersa, rannicchiata e impaurita, immobile e sola: rassegnata non sto più lottando.
Dove sei?
Mi hai abbandonato. Mi lasci sola così? Tanto tempo abbiamo trascorso in lunghe chiacchierate e poi d' improvviso smetti di parlarmi, così, senza darmi spiegazioni, mi stai mettendo alla prova?
Dove sei?
Io-non- lo-so e non chiedermelo più.
E poi cerco, ci provo con tanta fatica, ad immaginare le tue braccia, immagino solo, perché non mi sembra mi sia rimasto molto altro. Io accovacciata in una prigione di spine, tu che arrivi in silenzio, mi sembra di sentire la tua veste che accarezza foglie e muschio, io che non ho il coraggio di aprire gli occhi perché incontrerebbero il tuo volto. E la domanda, la domanda che temo di più non è dove sei, quella che mi spezza dentro e mi ha portato qui, in questo luogo confuso, in un disordinato cespuglio doloroso in cui anche solo provando a respirare le spine mi mordono quindi sto ferma immobile, la domanda che sento è: stai usando il dono che ti ho prestato?
Resto ancora immobile, apro gli occhi perché non mi sembra di avere altre possibilità, sei arrivato fin qui solleticando la nuda terra con la tua veste, almeno questo, aprire i miei occhi. Te lo dico così mi libero: ho paura, non uso il tuo dono perché ho paura, il mio corpo ora è duro come la pietra, e la mia voce si spegne perché non so come usarla, sono una pensatrice muta, e la mia mente è confusa e il mio cuore...il mio cuore è avaro, e non so come fare ad uscire da qui, da questo luogo spinoso, non so come fare a liberarmi. Mi sono nascosta qui perché non so dove andare.
Sento la tua pazienza, provo tanta nostalgia, le spine si sciolgono, il nodo in gola resta, quello non si scioglie, rimane la mia nudità che non mi fa vergogna e tu mi avvolgi, mi avvolgi con la tua veste, e io ti abbraccio, ti abbraccio forte e ti chiedo scusa, per tutto quello che non sono capace di fare, ti chiedo scusa perché non so nemmeno tanto bene cosa devo fare, ma ti chiedo comunque di avere pazienza. E chiedimelo sempre dove sono, e la risposta sarà: o mi trovi qui, prigioniera delle spine o starò camminando verso me stessa, nella tua direzione, e in quella direzione la paura si sgretola fra le mie mani, e dalle spine sbocciano fiori multicolore, e la mia voce non si spegne, il mio corpo non si accartoccia potendo vedere così solo l'orlo della tua veste, allora il mio viso si solleva incontrando il tuo volto, e anche in quel istante io non so chi sono, ne dove sono, e nemmeno dove sto andando, le continue domande non hanno più importanza, perché incontrando il tuo volto cammino senza fermarmi e il mio cuore non si perde impaurito nascondendosi.  



INTERVENTO DI NADIA
DOVE SEI?
Fermarmi a pensare e cogliere cosa vuol dire per me questo non è stato semplice, soprattutto perché la risposta era sempre “non lo so”.
Ho cercato poesie, canzoni, testi che potessero rispondere in qualche modo al posto mio.
Ho girato in tondo alla domanda per evitare di arrivarne al centro.
DOVE SEI? Chiese Dio ad Adamo.
E Adamo rispose: “ho udito la tua voce nel giardino, ho avuto paura perché sono nudo e mi sono nascosto”.
DOVE SEI? Chiede Dio a me oggi.
E io continuo a rispondere “non lo so”; l'emozione che condivido con Adamo al di là del tempo e dello spazio è la paura di mostrarmi nella mia nudità.
Essere nudo vuol dire mostrarmi nella mia fragilità, senza quella corazza che mi protegge dai colpi esterni che fanno male.
Essere nudo vuol dire mostrarmi nel mio lato luce, ma soprattutto nel mio lato ombra che spaventa ancora di più
Essere nudo è mostrare fuori ciò che sono dentro.
Essere nudo vuol dire avere occhi aperti e il coraggio di guardarmi senza veli.
Riesco ad avere questo coraggio?
Riesco a vedere che passi muovo nella mia vita e le scelte che faccio?
E soprattutto dove mi portano?
So scegliere?
Domande tante, e la risposta è sempre la stessa....”non lo so”
Dove sei? Chiese Dio ad Adamo
Dove sei? Chiede Dio a me oggi ancora una volta...
Vorrei non nascondermi più e rispondere: “Eccomi! Sono qua, dove tu mi vuoi!”



INTERVENTO SPONTANEO DI MATTEO:
Aneddoto: dove sei? Sono dove stanno i miei piedi! 
Ecco, penso che bisogna essere centrati e consapevoli delle proprie risorse per poterle sfruttare al meglio, sia per noi stessi che per gli altri, senza nasconderci.


INTERVENTO SPONTANEO DI PAOLO:
Dove sei? Stasera sono felice di essere qui!
Ringrazio Dio perché con la fede riesco a godere di ogni posto in cui mi trovo e mi ritengo un uomo fortunato per questa grande possibilità.


INTERVENTO DI NICOLETTA 
Leggendo  Il cammino dell'uomo di Martin Buber, abbiamo cercato di capire perché Dio pone ad Adamo e ad ognuno di noi la domanda: “Dove sei?” 
Adamo si nasconde per non dover rendere conto, per sfuggire alla responsabilità della propria vita. Così si nasconde ogni uomo, perché ogni uomo è Adamo e l’esistenza viene trasformata in un congegno di nascondimento. 
Proprio nascondendosi così l’uomo scivola sempre più profondamente, nella falsità. Mentre l’uomo cerca di nascondersi a Dio, si nasconde anche a se stesso e perde il contatto con la parte più profonda di sé.
Ma Dio ci vuole turbare, vuole distruggere ogni nostra possibilità di nascondimento, farci vedere dove questo ci conduce, per far nascere in noi un ardente desiderio di venirne fuori. 
“A questo punto tutto dipende dal fatto che l’uomo si ponga o no la domanda. Indubbiamente, quando questa domanda giungerà all’orecchio, a chiunque il “cuore tremerà”. Per quanto ampio sia il successo e il godimento di un uomo, per quanto vasto sia il suo potere e colossale la sua opera, la sua vita resta priva di un cammino finché egli non affronta la voce.
Adamo affronta la voce, riconosce di essere in trappola e confessa: “Mi sono nascosto”. Qui inizia il cammino dell’uomo. Il ritorno decisivo a se stessi è nella vita dell’uomo l’inizio del cammino, il sempre nuovo inizio del cammino umano.”
Dunque ognuno di noi è invitato a prendere la responsabilità della propria unicità, per percorrere con un’anima unificata la strada che comincia da se stessi e si manifesta con un ritorno al mondo che santifichi la materia, vivendo e gustando appieno la propria vita. 

Cantiamo tutti assieme a cappella

Bonum est confidere in Domino, bonum sperare in Domino


Magnificat,  Magnificat,  Magnificat  anima mea Dominum

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