La
camminata meditativa, la sera del 16 MAGGIO 2016, si è svolta al Convento di
Santa Maria del Cengio e ha avuto come
tema conduttore: “IL CAMMINARE”.
Quali
sono le nostre esperienze fisiche, mentali e spirituali di questo tema?
Camminare
vuol dire mettere un passo dietro l'altro e basta questo per sentirci uomini e
donne in cammino?
Lungo
il percorso, ritmato dai passi silenti dei partecipanti (19), sono state
offerte alcune riflessioni/testimonianze:
INTERVENTO E CANTO DI OSCAR
Danza
la vita è un canto Scout: e chi meglio degli Scout può sapere il significato
dell’azione del camminare, insieme, condividendo la fatiche. Questo canto
secondo me esprime anche un altro concetto: il cammino, l'avanzare passo dopo
passo, scandisce un ritmo, un’armonia. Infatti, se ci pensiamo bene, il
movimento armonioso del corpo durante il camminare è una vera e propria danza
di vita.
DANZA
LA VITA – Canto Scout
Canta
con la voce e con il cuore,
con
la bocca e con la vita,
canta
senza stonature,
la
verità…del cuore.
Canta
come cantano i viandanti
Non
solo per riempire il tempo
Ma
per sostenere lo sforzo
Canta
e cammina
Canta
e cammina
Se
poi, credi non possa bastare,
segui
il tempo
stai
pronto e…
Danza
la vita al ritmo dello spirito
Danza,
danza al ritmo che c'è in te
Cammina
sulle orme del Signore
Non
solo con i piedi ma
Usa
soprattutto il cuore
Ama…
chi è con te.
Cammina
con lo zaino sulle spalle
La
fatica aiuta a crescere
Nella
condivisione
Canta
e cammina
Canta
e cammina
Se
poi, credi non possa bastare,
segui
il tempo
stai
pronto e…
Danza
la vita al ritmo dello spirito
Danza,
danza al ritmo che c'è in te
INTERVENTO DI ELISABETTA
Camminare
è una parola bella in sé nel suono delle m ripetuto e della n ci sono tutte le
salite e le discese che si possono compiere nel camminare, le colline, le
montagne, i boschi…..
A
me piace camminare, a volte è vitale, essenziale, ma per me è necessario uno
sforzo di volontà per iniziare a camminare, non è scontato ed immediato.
Per
camminare c’è un atto di volontà all’inizio che mi scuote dall’indolenza, dalla
pigrizia, dall’essere uguale, perché camminare vuol dire cambiare spazio nel
tempo e cambiare dentro, credo quindi che per me la pigrizia sia prima di tutto
data dalla paura del cambiamento: la fatica del primo passo la troviamo in
Dante quando dice “sì che il piè fermo sempre era il più basso” c’è in noi una
parte bassa che sta ferma non vuole camminare.
Altre
volte Dante nel Purgatorio fa cenno alla fatica del suo cammino è un cammino in
salita: deve usare i piedi ma anche le mani, perché la strada è erta, anche in
questo nostro camminare stasera ci sono passaggi più faticosi, dopo i quali
sentiamo il bisogno di una sosta, che ci rigeneri, perché il camminare prevede
anche la fermata, come facciamo noi e come fa Dante. Alterna fasi di cammino a
pause: andare per cambiare, fermarsi per meditare sulle nuove realtà conosciute
nella fase di cammino. Ci sono fasi di riposo, sonno, sogni: possibilità di
comunicazione con il proprio Sé per avere indicazioni sul cammino e su ciò che
è utile per continuarlo.
I
sogno Aquila – Osare – fuoco
II
sogno Femmina balba - Movimento verso la verità – recupero della coscienza di
responsabilità nel riconoscere la strada.
III
sogno – Lia e Rachele bellezza
Ha
una o più guide
Cammina
con gli altri coralità nel cammino – Padre nostro lo recitano i superbi e mi
sembra bello che noi possiamo imitarli adesso per sentire la coralità del
nostro camminare e possiamo sentirci creature che si fidano e scoprono insieme
la bellezza del camminare.
INTERVENTO DI ANITA
Camminare è andare avanti, è movimento, è scoprire, crescere,
sperimentare.
Per me non è stato proprio così. Fin da bambina mi sono sentita
dire che con questo fisico non ce la potevo fare ed io ci credevo e cercavo di
proteggere il mio corpo dalla fatica senza mai andare oltre.
Quando mi si presentava l’occasione di una camminata la mia mente
razionale mi metteva subito in guardia, così mi ponevo una serie di domande:
quanto tempo? quanti chilometri? quanto dislivello? E con questi pesi legati
alle gambe non riuscivo a partire: paura, ansia, ed indecisione mi tenevano
ancorata. Per anni sono rimasta ferma, stanca. Ho negato ai miei occhi immagini
stupende e non ho dato respiro ai miei polmoni e stimoli alla mente.
Ogni volta che non oso, che trovo scuse, che non credo nel mio
corpo, sono ferma, paralizzata e non posso creare, crescere, donare.
Ora posso dire che ho cominciato a muovere i primi passi, ora la
mia vita è in cammino, passo dopo passo semino i sassi, mi alleggerisco e il cuore
si ritrova.
Vado avanti e scopro un mondo nuovo, dietro ad ogni svolta mi
appare un panorama diverso, vedo la vetta e quando la raggiungo trovo pace e
riposo.
Scrivere queste righe, per me, è stato come fare un passo avanti
nel mio cammino!
INTERVENTO DI ENNIO
Camminare cosa mi dice? Quali sono le
mie esperienze fisiche, mentali e spirituali di questo tema? Se sei un uomo
libero, allora sei pronto a metterti in cammino?
Per
me invece è proprio quando non mi sento libero che ho il desiderio di camminare,
è un’evasione dal mondo di tutti i giorni.
“Fuggire dall’opprimente grigio della
civilizzazione meccanica per ritrovare i colori gioiosi della natura”. Henry
David Thoreau è colui che diede l’ispirazione ai maggiori contestatori
dell’Ottocento e Novecento, da Tolstoj a Ghandi e Martin Luther King, scrivendo
DISOBBEDIENZA CIVILE.
Per
lui il camminare non ha assolutamente nulla a che vedere con i benefici
salutistici, è qualcosa di più, è un grido di salvezza spirituale, equivale a
svegliarsi.
Pensiamo
ai cammini dei pellegrini caratterizzati dal piacere dell’osservazione, da un
tempo non organizzato, ma fluido nel quale si può alternare solitudine a
compagnia, meditazione a spensieratezza.
Per
me a volte una passeggiata in mezzo alla natura, soprattutto in montagna,
equivale all’andare in chiesa. Trovo più il divino in un paesaggio di montagna
o al risveglio della natura in primavera, che non in una chiesa.
Coelho
dice che l’aspetto spirituale che assume il camminare è intenso come uno
specifico desiderio di ricerca interiore e comunque fa nascere lo stupore per
ciò che il cammino è capace di creare.
INTERVENTO DI PAOLA
A
casa ho trovato questo scritto di Helder Camara su partire e camminare:
"Partire è anzitutto uscire da sé. Rompere quella crosta di egoismo che tenta di imprigionarci nel nostro "io". Partire è smetterla di girare in tondo intorno a noi, come se fossimo al centro del mondo e della vita. Partire è non lasciarsi chiudere negli angusti problemi del piccolo mondo cui apparteniamo: qualunque sia l’importanza di questo nostro mondo l'umanità è più' grande ed è essa che dobbiamo servire. Partire non è divorare km, attraversare mari, volare a velocità supersoniche. Partire è anzitutto aprirvi agli altri, scoprirli, farci loro incontro. Aprirvi alle idee, comprese quelle contrarie alle nostre, significa avere il fiato di un buon camminatore."
"Partire è anzitutto uscire da sé. Rompere quella crosta di egoismo che tenta di imprigionarci nel nostro "io". Partire è smetterla di girare in tondo intorno a noi, come se fossimo al centro del mondo e della vita. Partire è non lasciarsi chiudere negli angusti problemi del piccolo mondo cui apparteniamo: qualunque sia l’importanza di questo nostro mondo l'umanità è più' grande ed è essa che dobbiamo servire. Partire non è divorare km, attraversare mari, volare a velocità supersoniche. Partire è anzitutto aprirvi agli altri, scoprirli, farci loro incontro. Aprirvi alle idee, comprese quelle contrarie alle nostre, significa avere il fiato di un buon camminatore."
Mi
ha colpito ciò che ha scritto H.Camara e mi ha fatto riflettere su che cosa è
per me camminare. A me è sempre piaciuto camminare e la stanchezza fisica
provata è sempre stata rigenerante, la mente si rilassa, i pensieri si
assottigliano, diventano radi, il respiro segue un nuovo ritmo. Camminare per
me è cercare la pace e non è solo muovere i passi uno dopo l'altro solo
per il gusto di sentire il mio corpo
sciogliersi per il piacere di muoversi o appesantirsi per la troppa fatica.
Spesso mi capita che ciò che provo nel corpo, nella mente e nello spirito
durante il percorso è palpito leggero, nuova linfa.
A
volte seguo una rotta, a volte semplicemente mi accorgo con piacevolezza di
muovermi in libertà e ciò mi dona gioia, serenità. Il mio cammino non è sempre
chiaro e seguo varie strade, tutte con mete dove io posso trovare la mia anima
e il mio cuore. Non cammino quasi mai senza una meta e cammino verso ciò che mi
ispira. In alcuni momenti il mio passo è stanco e pesante e la meta non mi da'
sollievo, in altri momenti volo senza accorgermi che la strada è lunga, ripida
o tortuosa; sono viva, leggera, serena e tutto il mio camminare ha un senso.
Ciò che per me ha significato è il percorso e sono sempre io a scegliere se
guardarmi intorno e godere della bellezza della natura e del paesaggio o se
muovere i piedi velocemente senza guardare nulla all'infuori dei passi lenti o
veloci e posso ancora scegliere come e verso dove voglio camminare, ho il
libero arbitrio della mia scelta. Non sempre sono coerente con me stessa e a
pensarci bene non sempre i miei passi vanno di pari passo con il mio cuore. Si,
è la pace che cerco, in me e con le persone con le quali faccio un pezzo di
strada o che incontro ogni giorno, con Amore.
INTERVENTO DI NADIA
Quello
che vorrei condividere sono dei pensieri spontanei e soprattutto domande alle
quali ognuno potrà dare delle risposte a se stesso...
Il
primo passo fatto è stato cercare nel vocabolario il significato di camminare:
CAMMINARE
è mettere un passo dopo l'altro, è l'atto di muoversi da un luogo all'altro, in
particolare con le proprie gambe.
Camminare
pertanto è indice di movimento.
Guardo
me stessa, guardo i passi della mia vita, di sicuro non ho fatto grandi cammini
in senso di viaggio (penso al cammino di Santiago), se non il pellegrinaggio
che abbiamo fatto a ottobre sul cammino di San Francesco fino a La Verna e che
proseguiremo a inizio giugno partendo da La Verna per arrivare a San Sepolcro.
Mi
chiedo: Essere in cammino è anche essere pellegrini?
PELLEGRINO:
viaggiatore, viandante, straniero, esule, chi si sposta da un luogo all'altro,
dal latino “peregrinum” che deriva da “peregre” “fuori città”.
Pellegrino
è colui che cammina fuori città, fuori da se stesso, che vive in luoghi abitati
da altri e muove un passo dopo l'altro per tornare a casa, per tornare al
proprio centro?
La
frenesia dei nostri giorni mi porta a muovere tanti passi, ma quanti sono pieni
i passi della mia vita? In quanti passi ci sono con tutta me stessa, o in
quanti sono con le gambe in una direzione, la mente in un'altra e il cuore
ancora più lontano?
Ieri
son andata a camminare e mi son ritrovata a guardarmi e riflettere sul tema di
questa camminata.
Ho
guardato i miei piedi che muovevano un passo dopo l'altro, un due, un due,un
due, ci vuole ritmo per camminare e anche equilibrio per poter procedere.
Camminare
è una metafora dell'andamento della
vita, il percorso può cambiare quando
meno me lo aspetto, il terreno può diventare improvvisamente scosceso,
difficile o pianeggiante, come i momenti della mia esistenza.
Mi
guardo ancora mentre cammino, guardo la strada che ho percorso, vorrei tornare
indietro da dove sono venuta perchè più semplice...ma nella vita faccio sempre
lo stesso percorso perchè conosciuto, perchè so come muovermi o ogni tanto
provo a cambiare strada e direzione?
Cammino
con i miei occhi concentrati sulla punta delle scarpe per vedere dove metto i
piedi guardando solo uno spazio ristretto o riesco ad alzare lo sguardo e
vedere tutto ciò che mi circonda e lasciare che la vista e il respiro si
aprano?
Mi
rendo conto che camminare è importante,
il cammino è movimento a tutti i livelli, mi preme molto anche il mio cammino
interiore, quel cambiamento, quei piccoli passi che muovo giorno dopo giorno
per essere una persona diversa e spero migliore; mi riconosco una persona da
piccoli passi più che da grandi salti.
Lascio
tutte queste riflessioni in sospeso, ancora personalmente titubante sulle
risposte che possono cambiare e modificarsi giorno dopo giorno come i passi
della mia vita.
INTERVENTO DI ARMIDA
Beato l’uomo che fa sentieri nel cuore.
Camminare, il gesto più umano, semplice e primordiale per avviare
cambiamenti e stringere legami.
Azione fondante dell’intera trama biblica e della vita di fede.
Dinamica interiore per la ricerca di se.
Gesto politico ed insieme poetico.
INTERVENTO E CANTO DI OSCAR
La
canzone CAMMINARE dei Modena City Ramblers mi suggerisce queste riflessioni.
Ci
sono due tipi di cammino: quello con una meta ben precisa, uno scopo, un
obiettivo fisico e spirituale da raggiungere. Il testo dice “camminare
camminare … stelle da inseguire”, e mi evoca anche il cammino degli antichi
viaggiatori. E poi c’è il cammino “senza bussola e timone senza rotta né
confine”, che è il cammino libero senza meta, che segue il vento delle
emozioni. Una frase del testo, esprime bene questo concetto “naso al vento come
un cane” (dedicata a Terra).
Il
ritornello del brano cita una frase in dialetto “turnèr mai indrèe”, che
significa "mai tornare indietro": quando si intraprende un cammino
non bisogna aver paura e rinunciare alla prima difficoltà, ma andare avanti,
senza fretta, verso la meta. Ma la stessa frase cambiata di poco diventa
“turnèmo indrèe”, “torniamo indietro”, perché, come nel labirinto di mio papà
(perché per me non è più il labirinto di Chartres , è il labirinto di mio
papà), dopo aver raggiunto la meta, si torna indietro, si torna a casa.
Camminare - Modena City Ramblers
Camminare camminare senza
fretta d'arrivare
Camminare camminare per il gusto di partire
Naso al vento come un cane sogni in tasca e cominciare a
Camminare camminare senza mete da evitare
Camminare camminare per il gusto di partire
Naso al vento come un cane sogni in tasca e cominciare a
Camminare camminare senza mete da evitare
Ohoohohoh … turnèr mai
indrèe!
Ohoohohoh … turnèr mai indrèe!
Camminare camminare come l'onda in mezzo al mare
Camminare camminare liberi di naufragare
Senza bussola e timone senza rotta nè confine
Camminare camminare venti e stelle da inseguire
Ohoohohoh … turnèr mai indrèe!
Camminare camminare come l'onda in mezzo al mare
Camminare camminare liberi di naufragare
Senza bussola e timone senza rotta nè confine
Camminare camminare venti e stelle da inseguire
Ohoohohoh … turnèr mai indrèe!
Ohoohohoh … turnèr mai indrèe!
Ohoohohoh … turnèr mai indrèe!
Camminare camminare scarpe rotte eppure andare
Camminare camminare non curarsi di inciampare
Con lo zaino o nudi nati gambe in spalla e poi sudare
Camminare camminare per la voglia di scoprire
Ohoohohoh … turnèr mai indrèe!
Ohoohohoh … turnèr mai indrèe!
Ohoohohoh … turnèr mai indrèe!
Camminare camminare lentamente assaporare
Camminare camminare per girarsi a salutare
Quanti strèdi da pistèr véra
gl'òc e tira al fièe
Camminare camminare senza fretta di passare
Camminare camminare senza fretta di passare
Senza fretta di tornare senza fretta di sbagliare
Senza fretta d'arrivare senza fretta di cambiare
Senza fretta di cercare senza fretta di scordare
Senza fretta di partire senza fretta di salire
Senza fretta di stupire senza fretta di morire
Naso al vento come un cane
Ohoohohoh … turnèr mai indrèe!
INTERVENTO DI GHENO
Secondo la mia esperienza posso solo dire
che tutti noi dobbiamo cercare di essere trasparenti, senza sabbia, cioè senza
maschere per poter esprimerci al meglio, per poter costruire al meglio la
nostra vita e CAMMINARE insieme gli uni verso gli altri.
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