Testi interventi - Solitudine dolorosa, solitudine gioiosa

La camminata meditativa, la sera del 21 NOVEMBRE 2016, dal Chiostro del Convento di Santa Maria del Cengio all’Eremo di Santa Maria, ha avuto come tema conduttore: “Solitudine dolorosa, solitudine gioiosa”.
La nostra è una solitudine abitata, cercata o rifuggita? Quando diventa peso? Quando si fa occasione di riflessione e rinascita?

Lungo il percorso, ritmato dal silenzio della natura, dai passi silenti dei partecipanti (26), in una tipica serata autunnale, sono stati offerti canti, riflessioni e testimonianze:


RITROVO AL CHIOSTRO: fra Renzo accoglie e dà il benvenuto a tutti.

INTRODUZIONE DI NICOLETTA
Per introdurre il tema della serata voglio citare una delle poesie più tristi che conosco,
di Salvatore Quasimodo:
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
Questa poesia esprime solitudine, pena del vivere, morte e deve essere per noi il punto di partenza.


INTERVENTO DI  OSCAR
Quando muore qualcuno a noi caro rimaniamo inevitabilmente soli, almeno nel rapporto con questa persona. Tale solitudine è forzata e dolorosa.
Jovanotti ha scritto “Le tasche piene di sassi” dopo che è mancata sua mamma: ha utilizzato l'immagine di un bambino che aspetta fuori da scuola che la mamma lo venga a prendere. Mentre aspetta ascolta e osserva tutto ciò che è intorno: io credo che quando si è in solitudine i propri sensi diventano più ricettivi e riusciamo a percepire la realtà che ci circonda in modo più profondo.

LE TASCHE PIENE DI SASSI - Jovanotti

Volano le libellule
Sopra gli stagni e le pozzanghere in città
Sembra che se ne freghino
Della ricchezza che ora viene e dopo va
Prendimi non mi concedere
Nessuna replica alle tue fatalità
Eccomi son tutto un fremito ehi

Passano alcune musiche
Ma quando passano la terra tremerà
Sembrano esplosioni inutili
Ma in certi cuori qualche cosa resterà
Non si sa come si creano
Costellazioni di galassie e di energia
Giocano a dadi gli uomini
Resta sul tavolo un avanzo di magia
Sono solo stasera senza di te
Mi hai lasciato da solo davanti al cielo
E non so leggere, vienimi a prendere
Mi riconosci ho le tasche piene di sassi

Sono solo stasera senza di te
Mi hai lasciato da solo davanti a scuola
Mi vien da piangere 
Arriva subito
Mi riconosci ho le scarpe piene di passi
La faccia piena di schiaffi
Il cuore pieno di battiti
E gli occhi pieni di te

Sbocciano I fiori sbocciano
E danno tutto quel che hanno in libertà
Donano non si interessano
Di ricompense e tutto quello che verrà
Mormora la gente mormora
Falla tacere praticando l'allegria
Giocano a dadi gli uomini
Resta sul tavolo un avanzo di magia

Sono solo stasera senza di te,
Mi hai lasciato da solo davanti al cielo
E non so leggere, vienimi a prendere
Mi riconosci ho un mantello fatto di stracci.

Sono solo stasera senza di te,
Mi hai lasciato da solo davanti a scuola
Mi vien da piangere,
Arriva subito,
Mi riconosci ho le scarpe piene di passi
La faccia piena di schiaffi
Il cuore pieno di battiti
E gli occhi pieni di te

Sono solo stasera senza di te
Mi hai lasciato da solo davanti al cielo
Vienimi a prendere
Mi vien da piangere
Mi riconosci ho le scarpe piene di passi
La faccia piena di schiaffi
Il cuore pieno di battiti
E gli occhi pieni di te



INTERVENTO DI MONICA
Ho sofferto la solitudine in modo forte ed intenso quando sono stata lasciata sola dai miei genitori. Una solitudine dolorosa che mi soffocava e che non mi faceva andare avanti. Poi piano piano ho saputo trasformare questo dolore in amore per la vita, ho vissuto in me la solitudine rendendola piena, trasformandola in unione e comunione con gli altri.
Con l’aiuto delle persone a me care e attraverso la fede, oggi ringrazio la mia solitudine gioiosa per le molte opportunità che essa sa offrire.


INTERVENTO DI ENNIO
La solitudine era per me, fino ad un po’ di tempo fa una fuga da me stesso che mi portava a stare con altre persone solo per evitarla. Recentemente ho capito questo mio meccanismo, vivo la mia solitudine dolorosa e gioiosa e ho riscoperto il gusto di stare con gli altri.
Vi leggo dei pensieri tratti da un testo della Scuola del Villaggio in tema con la serata:
La persona con la quale trascorri più tempo sei tu! Donati tempo per ascoltarti e farti compagnia. La mente sta sempre lavorando, non c'è pulsante per spegnerla. Mediamente in un giorno, sul palcoscenico mentale scorrono 50.000 eventi di pensiero: apprezzamenti, confronti, critiche, desideri di affermarti, meccanismi di difesa...  
Un importante mezzo per portar luce dentro di te e farti compagnia è la meditazione pacificante: essa pulisce, rilassa, ristora la mente. Perciò dai appuntamento a te, entra nel “monastero interiore”, vai sereno tra l'agitazione della vita, coltiva l'amore al silenzio e alla pace. Puoi iniziare con la pratica del respiro lento, ampio e profondo. Lascia fluire: nervosismi vaganti, emozioni irrequiete, chiacchiericcio mentale. Non litigare con pensieri scomodi, altrimenti dai energia... Immagina di bruciarli al fuoco, soffiarli al vento, versarli nel fiume, lasciarli cadere a terra.
Puoi meditare anche scrivendo, camminando, lavorando, coltivando l'orto, disegnando, cantando... Sii monaco di te stesso! “Monaco” è una parola greca, da “monos ” = uno, unificante, unificato, costruttore di unità. Monaco è una qualità bella che ti protegge dalla dispersione e unifica la vita. Non c'è pace nel vivere frammentato, disperso; c'è pace nel vivere calmo, intero, sereno...
C'è una solitudine amara, negativa, che è isolamento, incapacità di costruire relazioni, assenza di dialogo... ma c'è una solitudine serena, bella, positiva che fiorisce dall'arte meditativa. C'è un tempo per abitare con la gente e un tempo per abitare coi tuoi respiri, coi tuoi pensieri. La meditazione pacificante educa il carattere alla consapevolezza e al buon governo di te. Coltiva il quaderno dei pensieri importanti ai quali chiedi di farti compagnia.


INTERVENTO DI ENRICO
Chi fa da sè fa per tre.
Meglio soli, che male accompagnati.
“La solitudine | non è mica una follia | è indispensabile | per star bene in compagnia” cantava Gaber in “La solitudine” nel 1976
<< "Cos'è la solitudine?" domando. Ma nessuno mi risponde>> per usare le parole di Rat-man, celebre personaggio dell’omonimo fumetto di Leo Ortolani.

In questi giorni ho provato a riordinarmi le idee su questo tema e ho fatto un po’ di ricerche, dai proverbi, alle citazioni più famose sulla solitudine, alle canzoni, e devo dire che a quanto pare è un argomento assai ricco di spunti. L’ho trovato curioso: è molto più facile trovare una canzone che parli di solitudine piuttosto che di respiro (che era il tema della scorsa camminata per chi non c’era).
Forse che uno a respirare non ci deve mettere chissà che impegno e quindi continua a farlo senza pensarci su e magari non gli viene in mente di scriverci una canzone, mentre nello star soli uno un po’ di fatica la fa e allora magari son nate così le canzoni. Vai a sapere.

Da piccolo leggevo dei libro-game che si chiamavano “Lupo solitario”, trovavo altisonante e magnifico questo nome, pensavo, sa di eroe, di imprese fantastiche. 
Allora oggi sono andato a leggere come funziona sta cosa del lupo che sta fuori dal branco e ho scoperto che è una suggestione squisitamente umana quella che il lupo solitario è un figo, anzi se la passa proprio male fuori dal gruppo, durante questi periodi infatti la sua vita si fa molto difficile e la mortalità è molto alta.
Direi una solitudine dolorosa, un’isolamento.

In “Fango” Jovanotti (safari, 2008) canta una frase che mi piace molto, dice: “Io lo so che non sono solo anche quando sono solo e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango”
Ecco, io penso che è lì la solitudine gioiosa.
Questa fusione in cui mi accorgo o mi ricordo che non sono solo mai, che c’è comunque qualcosa di più grande di me di cui faccio parte e in cui sono inter-connesso.
Che io mi ricordi questi momenti mi son capitati mentre ero con gli occhi chiusi, in relax, in mezzo alla natura…
però allora mi chiedo: è comunque solitudine? 

Non è che invece la solitudine gioiosa è piuttosto un prendersi una pausa dall’aristotelico animale sociale che è in noi, fatto di parole, ciacolete, messaggini, e-mail, facebook, obblighi, doveri, saluti, “e come stai? tutto bene grazie, prego” e ciccì e coccò.

Nel 1996, come introduzione nei concerti in cui presentava “Anime Salve” , Fabrizio De Andrè usava queste parole che verranno poi raccolte in un album postumo sotto il titolo di “Elogio della solitudine”:

“Si sa, non tutti se la possono permettere: non se la possono permettere i vecchi, non se la possono permettere i malati. Non se la può permettere il politico […]
Però, sostanzialmente quando si può rimanere soli con sé stessi, io credo che si riesca ad avere più facilmente contatto con il circostante, e il circostante non è fatto soltanto di nostri simili, direi che è fatto di tutto l’universo: dalla foglia che spunta di notte in un campo, fino alle stelle. 
E ci si riesce ad accordare meglio con questo circostante, si riesce a pensare meglio ai propri problemi, credo addirittura che si riescano a trovare anche delle migliori soluzioni”

Vorrei chiudere questa riflessione con le parole di una persona che stimo molto che è Don Gabriele Gastaldello. Nel suo operare dissemina parole belle come una continua orazione (un mantra incessante direi) tra queste gemme riporto questa forma di meditazione che può tornare utile nei momenti di solitudine, qualsiasi sfumatura gli si voglia dare, vivetela ora come meglio preferite:

“Il Monastero interiore, da MONOS = UNO = UNIFICANTE = UNIFICATO = COSTRUTTORE DI UNITA’ , è il luogo dove celebro il dialogo con l’anima, che mi impedisce di sfasciarmi, perdermi, rovinarmi; è dove abito intero, in unità con me.
Il cuore pulsa, il sangue scorre insieme al ritmo delle stelle. 
Respiro in sintonia con il respiro dell’universo. 
Un immenso coro di vita sostiene la mia esistenza. 
Mi sento UNO con la grande vita, UNO con tutti gli esistenti e nell’albergo del mondo, per il tempo che mi è concesso di vivere, celebro la gratuità di ogni respiro. 
Scelgo: Non voglio privarmi delle forze migliori a causa di pensieri limitanti. 
Nel silenzio percepisco voci sottili dell’anima e percepisco il miracolo che si rinnova di esistere. Qui, ora, tocco la pace.”


INTERVENTO DI PAOLA L.
La solitudine: che parola strana ai miei orecchi.
La mia mente dà più di un’interpretazione a questa parola. Nella mia esperienza la solitudine ha assunto sia un significato positivo che negativo. Infatti ho scoperto che per esempio nella lingua inglese ci sono due termini per esprimere due aspetti: solitude, lo stare da soli e loneliness, il sentirsi soli.
Ho vissuto entrambi questi aspetti: quando pur essendo in mezzo a tante persone, non mi sentivo parte di esse perché magari mi sembrava che le mie parole fossero come aria al vento; quando mi sono trovata costretta a star sola nella mia stanza; quando ho subito il fatto di star sola … e ho pianto di solitudine.
La reazione a questa emozione è stata appunto la depressione, la malinconia, un mal di vivere. Però ci sono state anche situazioni di piacere quando lo stare per conto mio era il risultato di una riflessione su me stessa, di godere pienamente della mia compagnia, delle mie passioni senza essere disturbata, del ricercare in me ricordi, memorie.
Per me è importante imparare, senza però correre il rischio di isolarmi, a non essere succube di uno stare insieme “necessariamente”. E’ importante che riesca a trovare un equilibrio tra questi due aspetti e soprattutto star bene anche quando la mia impressione è quella di non essere connessa con le persone che mi circondano.


INTERVENTO DI OSCAR
Giorgio Gaber, oltre alla canzone “La Solitudine” citata da Enrico, ha scritto anche “I soli”, un brano molto ironico in perfetto stile Gaber, che descrive la vita di chi decide di andare a vivere da solo, un po’ per scelta, un po’ per forza.


I SOLI – Giorgio Gaber
I soli sono individui strani
con il gusto di sentirsi soli 
fuori dagli schemi
Non si sa bene cosa sono 
forse ribelli forse disertori
nella follia di oggi i soli 
sono i nuovi pionieri

I soli e le sole 
non hanno ideologie
a parte una strana avversione 
per il numero due
Senza nessuna appartenenza 
senza pretesti o velleità sociali
senza nessuno a casa a frizionarli 
con unguenti coniugale

Ai soli non si addice 
l’intimità della famiglia
magari solo un po’ d’amore 
quando ne hanno voglia
Un attimo di smarrimento 
un improvviso senso d’allegria 
allenarsi a sorridere per nascondere la fatica

Soli vivere da soli
soli uomini e donne soli
I soli si annusano tra loro
son così bravi a crearsi intorno 
un’aria di mistero
Son gli Humphrey Bogart dell’amore
son gli ambulanti son gli dei del caso
i soli sono gli eroi 
del nuovo mondo coraggioso

I soli e le sole ormai sono tanti
con quell’aria un po’ da saggi 
un po’ da adolescenti
A volte pieni di energia 
a volte tristi fragili e depressi
i soli ci han l’orgoglio 
di bastare a se stessi

Ai soli non si addice 
il quieto vivere sereno
qualche volta è una scelta 
qualche volta un po’ meno
Aver bisogno di qualcuno 
cercare un po’ di compagnia 
e poi vivere in due 
e scoprire che siamo tutti

Soli vivere soli
soli uomini e donne soli
La solitudine non è malinconia
Un uomo solo è sempre in buona compagnia



INTERVENTO DI PAOLA P.
Io non ho preparato nessun intervento, ma proprio oggi ho trovato per caso un articolo di don Roberto dal titolo  SOLITUDINE: ENIGMA O MISTERO D’AMORE? e vorrei condividere alcuni spunti.
Ho bisogno di solitudine per imparare ad amare, per accorgermi di non essere solo. Ho bisogno di sentirmi amato per gustare la bellezza dell’essere solo, per incontrare l’infinito nella mia finitezza.
La montagna in questo mi aiuta, ma la solitudine che cerco non sta lassù, ma dentro di me e si fa invocazione per poter abitare, per perdermi in Colui che tutto ha creato e tutto ama.
Ognuno ha la sua solitudine. Non parlo dello stare soli, ma del sentirsi soli, quel vissuto emotivo che emerge anche in mezzo alla gente. E ogni solitudine ha un significato diverso e per ognuno il sentimento di solitudine prende forme diverse: per alcuni è la percezione di un mondo ostile, negativo e indifferente, per altri è il non avere punti di riferimento; per alcuni è il non riuscire ad esprimere i propri sentimenti, per altri è la percezione di un abbandono vissuto o reale, per altri è una percezione di vulnerabilità e fragilità. In tempi diversi si può percepire un sentimento di solitudine come una risorsa o come una sofferenza. Per alcuni solitudine è sinonimo di insicurezza, auto svalutazione, per altri è il recupero delle forze e momento di creatività. La solitudine è una grande sofferenza e nello stesso tempo una grande risorsa, un modo fisiologico di rigenerarsi.

INTERVENTO DI ANITA
Io e mio marito Giuseppe, venendo qui questa sera, abbiamo ricordato il tempo in cui negli anni 50/60 non avvertivamo mai solitudine. Eravamo sempre circondati da persone, amici, parenti e i rapporti interpersonali erano diretti e genuini senza i mezzi tecnologici di oggi. Ci si ritrovava nei vari momenti della giornata per il gusto di stare assieme e spesso dopo cena a fare filò e si parlava di tutto, dai problemi seri alle cose più banali, stavamo bene.
Devo dire che personalmente mi capita spesso di cercare la solitudine perché ne sento il bisogno, mi rilassa e mi ricarica.


Monica canta una preghiera ebraica

Il testo ci invita a trasformare la solitudine in “dualitudine”, SOLI CON IL SOLO.

Nessun commento:

Posta un commento