La camminata meditativa del 20 NOVEMBRE 2017 si è svolta dal Convento di Santa Maria del Cengio all’Eremo e ha avuto come tema conduttore: LA TRASFORMAZIONE.
Prendendo a prestito la figura dell'alchimista che trasforma il piombo in oro, ci chiediamo quanto piombo nella nostra vita siamo riusciti a trasformare? Quante volte ci siamo ritrovati in situazioni per noi dolorose, pesanti, difficili, in cui ci siamo sentiti incastrati con il piombo nel cuore e siamo riusciti poi a trasformarle in occasioni di crescita fino a far brillare il nostro cuore come qualcosa di molto raro e prezioso? E quanto la nostra vita riesce ad essere trasformativa nelle relazioni amicali, in famiglia, nel lavoro?
Dopo un saluto di benvenuto di fr.Stefano, ci siamo incamminati in silenzio lungo il sentiero che giunge all’eremo (26p).
Ecco le nostre testimonianze:
INTERVENTO E CANTO DI OSCAR
Pasqua è il tempo dell’anno cristiano in cui si incarna il concetto di trasformazione, con l’ultima cena e la transustanziazione, con il ladrone che si trasforma in uomo di fede, con la natura che passa da morte a vita. E quando una trasformazione è positiva, può solo portare ad una grande gioia.
ORA E’ TEMPO DI GIOIA – Gen Rosso
L’eco torna d’antiche valli,
la sua voce non porta più
ricordo di sommesse lacrime
di esili in terre lontane.
Ora è tempo di gioia
non ve ne accorgete?
Ecco faccio una cosa nuova,
nel deserto una strada aprirò.
Come l’onda che sulla sabbia
copre le orme e poi passa e va,
così nel tempo si cancellano
le ombre scure del lungo inverno.
Ora è tempo di gioia
non ve ne accorgete?
Ecco faccio una cosa nuova,
nel deserto una strada aprirò.
Fra i sentieri dei boschi il vento
con i rami ricomporrà
nuove armonie che trasformano
i lamenti in canti di festa.
Ora è tempo di gioia
non ve ne accorgete?
Ecco faccio una cosa nuova,
nel deserto una strada aprirò.
SOSTA DAVANTI ALLA STATUA DELLA MADONNA ricordando il suo SI
INTERVENTO DI FRANCESCA
Per me trasformazione significa una seconda possibilità, una opportunità che la vita mi dà di rimettere mano a un capitolo chiuso del mio passato e rimodellarlo, dargli nuova forma. Di solito chiudiamo con una parte del nostro vissuto quando non ne vogliamo più sapere e questo si fa quando qualcosa fa soffrire troppo, le emozioni vissute sono troppo pesanti o dolorose. Questo mi fa pensare all’alchimia, l’antica arte della trasformazione, che dai tempi antichi si propone di trasmutare i metalli pesanti come ferro, rame, piombo, per decantarli e raffinarli fino a farli diventare oro. Quando ho cominciato a leggere di alchimia, era un momento di sofferenza nella mia vita e ricordo che ho pensato subito che tutta questa idea della trasformazione del piombo in oro, del pesante, grezzo e nero metallo in qualcosa di prezioso, leggero e luminoso, era un processo che non poteva riguardare il piano fisico-chimico, ma era un simbolo di un processo interiore, in cui i metalli pesanti rappresentano emozioni pesanti, dolorose, ferme e l’arte dell’alchimia rappresenta la possibilità di trasformarle in emozioni più leggere, attraverso la consapevolezza, il perdono, la comprensione del passato con un punto di vista più grande.
Allora mi sono resa conto, come per fulminea intuizione, che la vita stessa del mio presente che in quel momento mi faceva soffrire più di quello che era logico pensare, era come una rappresentazione, una replica di un momento passato doloroso, e che agendo nel mio presente potevo risolvere e trasformare qualcosa di quel passato rimosso e lontano.
Infatti anche l’arte alchemica ricorda sempre che la prima materia da trasformare, la base dell’opera di trasmutazione, non si trova in qualche luogo difficile e sconosciuto, ma è lì, davanti ai nostri occhi, ma nello stesso tempo ha bisogno di essere vista, notata, perché proprio perché è più vicina di quanto crediamo, spesso non ce ne accorgiamo, e finiamo per non cogliere tutte le ricche possibilità che la vita ci offre per recuperare i pezzi di noi che ci mancano tornare integri e rigenerati nell’animo.
Il battito del tamburo percosso da Paolo segna il passo e l’eco della campana tibetana di Anna Rita vibra nel silenzio.
INTERVENTO DI NADIA
Trasformare , cambiare forma....
Al termine “trasformazione” mi viene da associare il termine “cambiamento”..
Per buona parte della mia vita il cambiamento è sempre stato un pensiero negativo, chi cambiava aveva tutte le mie critiche come se in qualche modo non restasse fedele a se stesso.
Nel momento in cui ho cominciato a cambiare ho ricevuto IO le critiche degli altri: “ti hanno fatto il lavaggio del cervello” e “non ti riconosco più”... come se gli altri sapessero bene cosa fosse giusto o sbagliato per me.
Quanto è difficile comprendere per chi ci circonda e che soprattutto sta fermo che cambiare è un cammino verso se stessi spesso difficile ma molto più profondo che rimanere sempre uguali.
Una persona in cammino deve necessariamente mettere nel suo bagaglio il cambiamento, la trasformazione.
Cambiare è uscire dalla cuccia calda che ci costruiamo dalla cosiddetta area comfort, è decidere di trasformare un'abitudine in un'altra, di trasformare una certezza in una incertezza, è accettare di rimettersi in gioco, e di farsi conoscere e accettare per quel nuovo che siamo.
Abbiamo visto negli incontri di questo mese, il processo di trasformazione alchemica, Solve et coagula, sciogli e ricomponi o riunisci in un'altra forma…
L'alchimista attraverso il fuoco dell'atanor, trasforma il piombo in oro e la forza trasmutatrice è il fuoco... e non è un fuoco fisico.
L'augurio che faccio a me stessa e anche a voi è di sapersi ricollegare sempre a quel fuoco sacro che trasforma, di riuscire ad essere alchimisti della propria vita
INTERVENTO DI MIRKO
2 - Il fascino e il senso
In un tempo di trasformazione sono due
sottolineature che vorrei porre:
1 - La sorgente.
1 - La sorgente.
Come si realizza la trasformazione?
Parto dalla mia esperienza. Tanti anni fa ero al mare con tanti parenti.
Si era sotto gli ombrelloni e si facevano quei discorsi concentrici che
mettevano in cattiva luce il parente preso progressivamente di mira in
quell'anno, La pecora nera. Si era in tanti e si stava volentieri a fare
quel tiro al piattello. Subito quelle chiacchiere accomunavano e
accaloravano le persone ma poi alla fine restava l'amaro, forse la
consapevolezza che il parente colpito l'anno prossimo potevi essere tu. Per me
fu decisiva la lettura contemporanea di un saggio dell'Abate Andre
Louf (una lettura che qualcuno mi suggerì nell' ambito di un gruppo di
preghiera)nel quale, con un'adeguata preparazione, si metteva in
luce tra l'altro una parola stupenda di Gesù "la bocca parla dalla
pienezza del cuore".
Quella parola faceva crollare tanti
discorsi e compiva una trasformazione. Comprendevo Giobbe quando diceva"
avranno fine le parole vane?". Si resta invece colpiti, amati da una bellezza
che è appunto un mondo penetrato dall'amore (Rupnik). Rivelazione e
riconoscimento. Arriva anche l'incomprensione, la persecuzione, tuttavia ben
bilanciate dall'aver trovato una perla preziosa... un cammino controcorrente ma
sostenuto dall'Infinito. Inizia la trasformazione. Entra un dinamismo
impensabile: "non sono più io che vivo ma Cristo che vive in me". Un
distacco sovrano fa regnare un Altro. Rinuncia ma anche liberazione.
Devo partire da me stesso per dare inizio a
questa trasformazione. Sorpreso dalla bellezza. Cioè non da ciò che
è bello ma da ciò che è sempre più bello (come afferma il giurista Francesco
Carnelutti). E quando il cammino è condiviso a tratti si vive quella Parola
stupenda: "E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio
la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di
gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore" (2Corinzi
3,18).
2 - Il fascino e il senso
La trasformazione è un fenomeno inevitabile,
oggi accelerato e molto affascinante. Si ricorda il racconto di Lao
Tzu. Un uomo sogna di essere una farfalla. Poi si sveglia e si domanda se
è stato un uomo che ha sognato di essere una farfalla oppure se adesso è una
farfalla che sogna di essere un uomo. L' affascinante racconto ci ricorda
anche la facilità con cui la trasformazione poi ci disorienta. È impossibile
sottrarsi alla trasformazione. ne abbiamo bisogno nel nostro profondo o ce lo
conferma la legge delle beatitudini che richiama ad una trasformazione presente
o futura: beati i poveri in spirito perchè di essi è il regno dei cieli, Beati
quelli che hanno fame e sete di giustizia perchè saranno saziati Beati coloro
che sono incompleti. Beati coloro che sentono il bisogno di una trasformazione.
Per c'è questo il bisogno di una guida affidabile a partire da Chi ha
pronunciato questi nuovi comandamenti e li ha trasmessi. Se vogliamo
realizzare la bontà, la verità e la bellezza c'è bisogno di una trasformazione.
Ma questa deve essere guidata per essere salvaguardata. Deve cercarsi
una giusta trasformazione..."la vita non c'è, bisogna farsela, e
qui consiste tutto il suo pregio, qui consiste tutta la sua alta
nobiltà e la sua alta volontarietà, qui consiste la sua altezza, ma
deve essere guadagnata come bontà, questa è la parola cristiana"( Giuseppe
Capograssi Pensieri a Giulia N.917)… La trasformazione giusta è quella che
mostra la sorprendente presenza del divino che brilla nelle tenebre. Il
cristianesimo infatti non si limita a sostituire le presenze buone
avvertite prima della trasformazione, la conversione meglio le
irradia e riqualifica. La conversione, la trasformazione buona, è infatti
presente sin dall'inizio del Vangelo in quel "convertitevi e credete al
vangelo". Come una scia luminosa, stellare, passando per l'amore sino alla
fine, sulla croce. Arriva fino all'Apocalisse quando il Signore meglio si
qualifica: prende le parti della vittima innocente, del capro espiatorio.
Con un'espressione tenera che mostra la delicatezza del Signore: l'agnello
di Dio. Quello che riconoscendo il male saprà andare oltre e trasformarlo:
"Ecco io faccio nuove tutte le cose".
Con il Suo Perdono.
INTERVENTO E CANTO DI OSCAR
La trasformazione può essere veloce ed improvvisa, come una reazione chimica che trasforma gli elementi o come un’intuizione on evento che trasformano una persona. Oppure la trasformazione può essere lenta, come il legno che sotto terra dopo molti anni diventa carbone e come una persona che dopo tutti gli eventi della vita, con le varie emozioni e i piccoli cambiamenti un poco alla volta si trasforma. La canzone “Solo un uomo" di Niccolò Fabi mostra proprio un uomo e tutti i suoi aspetti negativi e positivi che messi insieme possono operare una trasformazione.
SOLO UN UOMO – Niccolò Fabi
È solo un uomo quello di cui parlo
Del suo interno come del suo intorno
Di quando scivola su sé stesso
Di quando scrive come adesso
Sulle sue guance ha il vento fresco
Della vetta della conquista
Sotto le unghie ha la terra di quando striscia
Le sue serate le sue ferite
Le donne amate e poi dimenticate
Dell'ambizione della speranza
Le ragnatele della sua stanza
Di quando ha paura di morire
E un orgasmo lo fa tremare
Quando la vita non è poi così come appare
È solo un uomo quello di cui parlo
Quando inciampa nella sua ombra
Quando cammina sull'acqua e non affonda
È solo un uomo quello di cui canto
Di quando sbaglia e non si perdona
Il furore e il disincanto di quell'universo
A forma di persona
Parlo di quando spara a suo fratello
E s'inginocchia a un portafoglio
Quando osserva l'infinito
Attraverso il suo ombelico
Di quando sventola una bandiera
O ci si nasconde dietro per paura
Una menzogna è più cattiva
Nascosta dentro una preghiera
È solo un uomo quello di cui parlo
Di una doccia dopo il tradimento
Del sorriso che ritorna dopo che ha pianto
È solo un uomo quello di cui scrivo
La notte prima di un lungo viaggio
Quando non sa se poi partire sia solo partire
O magari scappare
È solo un uomo quello che mi commuove
Che vorrei uccidere e salvare amare e abbandonare
È solo un uomo ma lo voglio raccontare
Perché la gioia come il dolore si deve conservare
Si deve trasformare
INTERVENTO DI ANNA RITA
Il tema di questa sera mi ha fatto ritornare indietro con il tempo e precisamente a tante estati fa quando assieme alla famiglia trascorrevo le vacanze con i parenti. Passavamo intere giornate in spiaggia a parlare di argomenti frivoli e a fare “gossip”, senza renderci conto di sprecare tempo ed energia. Sembravamo anche felici e spensierati, ma alla fine tutto era molto superficiale e inconcludente.
Una frase che ho colto successivamente mi ha fatto cambiare atteggiamento: il pensiero deve venire dal cuore! Ho capito allora che trasformare la chiacchiera in parola può arricchire la persona ed aiutarci a costruire qualcosa di importante nella vita.
Il soave suono del carillon ci accompagna fino all’eremo.
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