Testi - Ricchezza e Povertà

La camminata meditativa, la sera del 19 OTTOBRE 2015, si è svolta all’interno del Chiostro, lungo il sentiero esterno al convento ed in Chiesa e ha avuto  come tema conduttore: “RICCHEZZA E POVERTÁ”
Lungo il percorso, ritmato dal silenzio della natura, dai passi silenti dei partecipanti (15), dal canto melodioso, sono state offerte alcune riflessioni/testimonianze, che ora vengono raccolte  come dono a tutti noi.



INTERVENTO DI FRANCESCA

Francesca racconta la fiaba del “Il principe e il povero”.
Poi legge la riflessione di Michele:
Ogni uomo racchiude in se stesso un seme della terra e un seme del cielo.
Il seme della terra è l’eredità terrena, che comprende la genetica del corpo, delle emozioni e dei pensieri ricevuti dai genitori e dal mondo.
Il seme del cielo è la parte divina dell’uomo, l’anima, progetto di vita interiore.
Questi semi, inizialmente divisi e lontani, si possono incontrare a livello del cuore.
La parte terrena impara a superare se stessa e ad essere guidata dal cielo.
La parte divina ha bisogno di manifestarsi e mettere radici in terra, vivendo i dolori e confrontandosi con le difficoltà della vita.
Vi è uno scambio profondo in cui ogni parte abbraccia l’altra e questo incontro genera fecondità, una nascita, una nuova vita al livello del cuore.
Ciascuna parte nello scambio non perde se stessa ma trova la propria identità in una unità più grande.
Noi siamo questo incontro. La nostra profonda identità è la storia di questo incontro.
Questi semi ci sono donati e ci sono affidati. Sono il ricco e il povero dentro di noi. Gradualmente impariamo che non siamo né uno né l’altro: noi siamo la storia della loro unione.



INTERVENTO DI ISMA


MATTEO legge il messaggio scolpito sul marmo posto lungo le scalinate esterne
SALENDO LE SCALETTE CHE PORTANO AL SANTUARIO DI SANTA MARIA AL CENGIO TU FAI UN PELLEGRINAGGIO VERSO IL TUO CUORE, ABITATO DALLA PRESENZA AMOROSA DI DIO. PRENDITI CURA DEL DIVINO CHE E’ IN TE, DIVENTA AMICO DI OGNI CREATURA E ABBI RISPETTO DI QUESTO LUOGO.



INTERVENTO DI ALBERTO
NERUDA La povertà

Ahi, non vuoi,
ti spaventa
la povertà,
non vuoi
andare con scarpe rotte al mercato
e tornare col vecchio vestito.
Amore, non amiamo,
come vogliono i ricchi,
la miseria. Noi
la estirperemo come dente maligno
che finora ha morso il cuore dell'uomo.
Ma non voglio
che tu la tema.
Se per mia colpa arriva alla tua casa,
se la povertà scaccia
le tue scarpe dorate,
che non scacci il tuo sorriso che é il pane della mia vita
Se non puoi pagare l'affitto
esci al lavoro con passo orgoglioso,
e pensa, amore, che ti sto guardando
e uniti siamo la maggior ricchezza
che mai s'è riunita sulla terra.


INTERVENTO DI NADIA
Ricchezza e povertà è un tema che ha creato un certo dibattito dentro me, ha fatto sorgere domande alle quali non ho saputo dare risposte certe.
Ricchezza e povertà cosa mi dicono? In che senso?
Se volgo lo sguardo verso l'esterno, il primo pensiero va alla ricchezza e alla povertà nel mondo, al divario fra chi possiede e chi non ha nulla, a chi scappa dalla propria terra perché non ha ciò di cui sfamarsi per arrivare in un mondo così detto  ricco che rifiuta chi è povero.
Se volgo lo sguardo all'interno invece ricchezza e povertà cosa vogliono dire dentro me?
Recentemente durante una serata Nicoletta ha portato la nostra attenzione sul significato di ricco;
ricco è colui che è troppo pieno, pieno di cose, di pensieri, che non riesce a creare il vuoto...
Ma se penso a una persona ricca di amore, di doni, di talenti, che è riuscita a creare il vuoto da tutte le cose sterili x far si di essere riempito da beni cosi preziosi...??
Allora fra ricchezza e povertà dove sta il giusto equilibrio?
In questi giorni di riflessione sul tema della camminata, il mio pensiero è andato spesso a S. Francesco.
A inizio ottobre siamo stati in pellegrinaggio lungo i sentieri di S. Francesco, abbiamo percorso e attraversato i boschi dove lui camminava.
Difficile riportare le emozioni provate, l'incanto di questi luoghi, sentire il cuore farsi ricco della maestosità degli alberi scossi dal vento, alzare lo sguardo verso il cielo e nello stesso tempo sentirmi piccola e povera di fronte a tutto ciò.
Nella difficoltà del cammino mi sono chiesta come aveva fatto S. Francesco a mollare tutto, camminare solo con il suo saio e affrontare il freddo, vestito di nulla, quando io invece ero bardata di tutto punto con lo zaino con il cosi detto essenziale, ma quanto pesava questo essenziale!!!
E' un continuo dibattito il mio su questo tema, qual è l'essenza di ricchezza e povertà? Dove finisce una e comincia l'altra?
Il nostro pellegrinaggio si è concluso a La Verna il 4 ottobre il giorno di S.Francesco.
Siamo riusciti nella confusione e nella pienezza di questo giorno, nella presenza di tanta gente, a trovare una cappella dove riunirci in preghiera e nella commozione del luogo, e dell'esserci arrivati dopo tanta fatica cantare “O Signore fa di me un tuo strumento”.

Quello che vorrei fare questa sera è ricantare insieme questa canzone perchè non ci possiamo mai dimenticare anche nei giorni bui di essere uno strumento di Dio, per non smettere mai di esserlo anche quando chiudiamo gli occhi e lo sguardo non va oltre noi stessi, anche quando nell'immensità ci sentiamo piccoli e poveri.

SAN FRANCESCO
O Signore fa’ di me un tuo strumento,
fa’ di me uno strumento della tua pace,
dov’è odio che io porti l’amore,
dov’è offesa che io porti il perdono,
dov’è dubbio che io porti la fede,
dov’è discordia che io porti l’unione,
dov’è errore che io porti verità,
a chi dispera che io porti la speranza.
Dov’è errore che io porti verità,
a chi dispera che io porti la speranza.

O Maestro dammi tu un cuore grande,
che sia goccia di rugiada per il mondo,
che sia voce di speranza,
che sia un buon mattino
per il giorno di ogni uomo.
E con gli ultimi del mondo sia il mio passo
lieto nella povertà, nella povertà. (2 v.)

O Signore fa’ di me il tuo canto,
fa’ di me il tuo canto di pace;
a chi è triste che io porti la gioia,
a chi è nel buio che io porti la luce.
È donando che si ama la vita,
è servendo che si vive con gioia,
perdonando che si trova il perdono,
è morendo che si vive in eterno.
Perdonando che si trova il perdono,
è morendo che si vive in eterno.



FRA RENZO legge un capitolo della Costituzione dell’ordine dei frati Servi di Maria
Testimonianza di povertà evangelica
Il lavoro, la comunione dei beni e il modesto tenore di vita costituiscono la testimonianza di povertà, volontariamente assunta dalle comunità dei Servi.
a)     Con il lavoro quotidiano, partecipiamo alla sorte di tutti gli uomini, collaboriamo all’attività creatrice del Padre e ci associamo all’opera redentrice di Cristo.
b)     Avendo scelto di seguire il Cristo povero e di vivere in comunione fraterna siamo impegnati a mettere al servizio della comunità e degli uomini tutte le energie, capacità, tempo e frutto del lavoro. Tale comunione di beni favorisce la libertà interiore e ci fa vivere lo spirito delle beatitudini.
c)     La semplicità del nostro stile di vita, in quanto elimina ciò che ci separa dagli altri, permette a noi di essere in comunione con quelli che siamo chiamati a servire e di costituire con loro una sola realtà in Cristo Gesù.


IN CHIESA

INTERVENTO DI NICOLETTA (quanto siamo ricchi pensando di essere poveri?)
Nicoletta racconta un’esperienza vissuta in Birmania.
In quel paese si era soliti spostarsi in bicicletta lungo strade accidentate e tortuose. Un giorno incontra un ragazzo giovane a bordo della sua bicicletta attrezzata per trasportare i turisti con una specie di poltrona agganciata. A forza di insistere convince Nicoletta a farsi trasportare spiegando che è l’unico modo per guadagnarsi da vivere.
Non è possibile dire di no e oltre al trasporto il giovane si rivela anche una valida guida.
La cosa strana che non passa inosservata è che quando il giovane accompagnatore incontra delle persone lungo il percorso elargisce dei soldini. Nicoletta stupita e meravigliata di questo gli chiede:
come mai tu che sei povero e hai appena il minimo per sopravvivere regali i tuoi soldi?
Lui risponde: cara Nicoletta io penso alla mia gente ed è quello che dovrebbero fare tutti!!!
Questa esperienza ha fatto capire a tutti noi che vivere la povertà è anche un modo per  acquisire una grande ricchezza morale e spirituale e che ci fa stare bene con noi stessi e con gli altri.



Terminiamo la serata cantando tutti assieme il MAGNIFICAT davanti all’altare.


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