La camminata meditativa, la sera
del 17 NOVEMBRE 2014, si è svolta all’interno del Chiostro con una sosta
davanti alla statua della Vergine Maria in giardino, per poi terminare in
Chiesa.
A causa delle abbondanti piogge
si è preferito evitare la salita all’Eremo per il terreno scivoloso ed ha avuto
come tema conduttore: “LA PUREZZA”.
Lungo il percorso, ritmato dal
silenzio della natura, dai passi silenti dei partecipanti, dal canto melodioso,
sono state offerte alcune riflessioni/testimonianze, che ora vengono raccolte come dono a chi ne fosse interessato.
Introduzione di fra
Renzo con un pensiero di David Maria Turoldo.
IMMACOLATA CONCEZIONE
DELLA B. VERGINE MARIA
piena di bellezza,
tu sei l’isola della
speranza.
Vergine, radice e
pianta
Sempre verde,
Arca della vera
alleanza,
tra uomo e natura,
ritorna,
caravella che porti
il Signore
sotto la vela bianca.
colomba dello Spirito
nuovo.
INTERVENTO DI LARA
Mi ci é voluto poco per chiedermi perché mai mi sono data disponibile a
scrivere qualcosa sulla purezza! Quando ho cominciato a pensarci mi sono
sentita a disagio: se purezza vuol dire " senza macchia" io non mi
sento così.
Sono stata per tanti anni atea, per cui non mi interessava arrivare
pura al matrimonio, non concepivo l'amore fisico come un peccato.
Per me, la purezza, risiedeva solo nei cuori dei bambini piccoli: loro
non conoscono peccati, bugie e disonestà; poi ho letto che, nel "Discorso
della montagna" Gesù disse: "Beati i puri di cuore perché vedranno
Dio". Grazie a Dio, Lui guarda oltre, vede in noi e vi trova quella
purezza che noi crediamo persa, perché grande e puro è l'Amore per le sue creature.
Ogni volta che ci viene proposto un tema, vado in internet e cerco di
approfondire, di andare più in là dei miei limiti, di conoscere e ho trovato un
messaggio del Mahatma Gandhi. Il Mahatma Gandhi sosteneva che, la purezza, é
una condizione a cui tendere (con un costante esercizio di autopurificazione)
per vedere faccia a faccia Dio e identificarsi con tutto ciò che vive,
amandolo!
INTERVENTO DI PIERANGELO
Partendo dalla sua etimologia che indica ciò che è puro, schietto, non
mescolato ad altre sostanze estranee, viene spesso associata alla purezza dei
metalli, oro e diamanti.
Recentemente ho conosciuto una persona che dopo 26 anni si è separato dalla
moglie e contestualmente ha scoperto che il figlio che ha cresciuto in realtà
non è biologicamente suo. Dopo un comprensibile iniziale momento di smarrimento
si è chiesto: chi lo ha accudito fino ad oggi e chi gli compra le scarpe da 26
anni?
“Sono stato e sono io e per me non
fa differenza”.
Ecco un grande esempio di amore puro.
INTERVENTO DI FRANCESCA (in sala capitolare)
Per parlare della purezza ho bisogno di fare una distinzione: la
purezza per la nostra mente e la purezza per la nostra anima.
Per la mente il concetto di puro non esiste senza il suo opposto, ciò
che è impuro.
E così come puro è sinonimo di ciò che tende alla perfezione, ciò che è
originario e immacolato, un ideale da accogliere e verso cui tendere, viceversa
l’impuro è sinonimo di ciò che ha perso l’identità dell’origine, è macchiato,
corrotto, rovinato, una realtà da evitare
o condannare.
Quindi non possono essere pensati uno senza l’altro in una eterna fuga
in cui l’idea di puro, di volta in volta
identificata con qualcosa come la razza, la lingua, un alimento, etc...per
conservarsi ha bisogno di eliminare le manifestazioni del suo contrario.
La purezza per l’anima me la spiego ricordando un passo de “I promessi
sposi”. Fra Cristoforo sta portando Lucia e sua madre in convento per dare loro
protezione, visto che i bravi di don Rodrigo le stanno cercando, e il frate
portinaio manifesta il suo disappunto per la sconvenienza di ospitare due donne
di notte al convento. Frate Cristoforo gli risponde “Omnia munda mundis” cioè
“Tutto è puro per i puri”.
In questa definizione di purezza, siamo noi a rendere puro qualcosa con
il nostro sguardo elevato, lo sguardo dell’anima appunto, e non esiste qualcosa
che sia troppo indegno o corrotto o vergognoso tale da non poter essere
accolto. Non esistono due contrari che si oppongono ma un soggetto che osserva
tutto con il medesimo spirito.
Lo sguardo interiore può nobilitare ogni cosa scoprendone la dignità e
l’onore che merita oltre le apparenze contrarie. E’ uno sguardo d’amore che non
ha paura di macchiarsi e ci racconta ancora una volta che il viaggio dell’anima
è una discesa per portare in basso ciò che sta in alto.
SILVIA canta la canzone di
Antonello Venditti STELLA:
Stella che cammini, nello spazio senza fine
fermati un istante solo un attimo,
ascolta i nostri cuori caduti in questo mondo
siamo in tanti ad aspettare
donaci la pace ai nostri simili
pane fresco da mangiare
proteggi i nostri sogni veri dalla vita quotidiana
e salvali dall'odio e dal dolore
noi che siamo sempre soli nel buio della notte
occhi azzurri per vedere.
Questo amore grande, grande, grande
questo cielo si rischiara in un istante
non andare via, lasciati cadere
stella, stella mia resta ancora nel mio cuore.
Proteggi i nostri figli puri nella vita quotidiana
e salvali dall'odio e dal potere
come il primo giorno come nella fantasia
occhi azzurri per vedere.
Grande, grande, grande
questo cielo si rischiara in un istante
non andare via, non ci abbandonare
stella, stella mia resta sempre nel mio cuore.
INTERVENTO DI PAOLO B.
Secondo me qualsiasi forma di amore tra una coppia, se vissuto con
rispetto, sincerità ed intensità rappresenta un’espressione di purezza,
la
camminata prosegue e si conclude in chiesa
INTERVENTO DI FEDERICA
Mi viene subito in mente il colore bianco, il sorriso e le parole di un
bambino, l’acqua come grande purezza per la nostra vita. Così appare nella mia
mente il ricordo della giornata benessere che abbiamo vissuto, grazie ad
Ismaelita, proprio un anno fa. Eravamo tutti vestiti di bianco, con le nostre
ansie,l’agitazione per cosa fare, pio ci siamo uniti in preghiera per noi e per
tutte le persone che avremmo incontrato in quel pomeriggio. Ogni massaggio è
iniziato con il pediluvio perché l’acqua potesse portar via la stanchezza,
tutti i nostri pensieri e lasciasse spazio alla vita quel giorno. Con ogni
persona che abbiamo incontrato ci siamo regalati un sorriso e delle parole che
venivano dal cuore. Le offerte di quella giornata sono state devolute ad una
associazione di volontariato x bambini autistici. Mi fa pensare a Pietro il
compagno di scuola di Yuri, i genitori di Pietro hanno chiesto l’aiuto di noi
genitori, delle maestre e in particolare dei suoi compagni per provare a tirar
fuori quello che di meglio Pietro poteva dare.
Vi voglio leggere alcuni punti della lettera che il papà di Pietro ci
ha dato alla fine dello scorso anno scolastico, precisando che Pietro aveva una
sua aula, la sua maestra, ora passa sempre più tempo in classe con i compagni,
gli ricevere una carezza e abbracciare la mamma e il papà.
IL LEONE E LA GABBIA
Prendete un leone selvaggio. E’un animale fiero, l’incarnazione
dell’istintività, cacciatore per natura. Libero di muoversi nel suo ambiente,
di farsi strada tra i suoi simili, di lottare per la vita, può decidere di
vivere pacifico all’interno del branco o combattere per diventarne la guida. I
suoi confini, i suoi limiti, sono quelli che la sua forza gli saprà dare.
QUESTO E’ L’UOMO
Prendete un cucciolo di leone, nato in cattività. Solo, il suo ambiente
è una gabbia di pochi metri, tutto il resto gli è negato. Non sa cosa sia il
branco, non sa cosa sia la caccia, non sa cosa voglia dire lottare per la
sopravvivenza. Ma queste cose non le ha mai sapute, e anche se sarebbero nella
sua natura lui non ne sente il bisogno. La sua gabbia è il suo mondo. Qualcuno
provvede alle sue necessità, ma senza mai entrare nella gabbia. E lui, alla
fine, nella sua gabbia sta anche bene. E’ protetto. Ogni tanto qualcosa lo rode
da dentro e lui prova a sfogarsi assalendo la gabbia, ne azzanna le sbarre, ma
sa che non serve, sa che alla fine quella gabbia è il posto migliore dove
stare.
Aprite la porta e lui si rintanerà nel fondo della gabbia, impaurito
dall’universo che prova ad entrare. Quell’animale ormai non è più un leone.
Questo è l’autismo. Questo era Pietro, mio figlio. Ora la gabbia di
Pietro è stata aperta, la porta tolta dai suoi cardini e nessuno la potrà più
chiudere. E’ ancora lì, e probabilmente lo sarà per sempre, tana sicura per
quando la paura si farà troppo forte, per quando il mondo fuori dalla gabbia
diventare troppo grande. Ma non è più chiusa. Ed il nostro piccolo leone sta
imparando a vivere fuori, ogni giorno un passo più lontano dal suo rifugio.
Abbiamo avuto la fortuna di trovare delle persone meravigliose, che ci hanno
aiutato, non hanno mai perso la speranza e la fiducia in quello che nostro
figlio poteva fare, e ancora potrà dare.
A loro dedico questo messaggio, per ringraziarli, per dar loro la forza
di andare avanti ad aprire altre gabbie, e di compiere un altro miracolo come
quello che hanno fatto con noi. Se ho visto mio figlio rinascere, se ora c’è un
cucciolo di leone che muove i primi passi fuori della sua gabbia, lo devo a
loro.
La Purezza di un diamante ne determina la luminosità e la qualità,
ognuno di noi è uno splendido diamante che grazie alla sua purezza splende nel
mondo.
PAOLA canta
SALVE REGINA solenne
Salve, Regina, Mater misericordiae;
vita, dulcedo et spes nostra, salve.
Ad Te clamamus, exules
filii Hevae.
Ad Te suspiramus,
gementes et flentes
in hac lacrimarum valle.
Eja ergo, advocata nostra,
illos tuos misericordes
oculos ad nos converte.
Et Jesum, benedictum
fructum ventris Tui,
nobis, post hoc
exilium, ostende.
O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria.
Salve, o Regina, madre di misericordia;
vita, dolcezza e
speranza nostra, salve.
A Te ricorriamo, esuli
figli di Eva.
A Te sospiriamo, gementi e piangenti
in questa valle di lacrime.
Orsù dunque, avvocata nostra,
rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi.
E mostraci, dopo questo esilio, Gesù,
il frutto benedetto del Tuo seno.
O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
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