“in quello spazio davanti a me si nasconde qualcosa di buono, la mia storia, il mio percorso, qualcosa di sconosciuto ma potenzialmente bello, interessante.
Accolgo fiducioso quello spazio muovendo i primi passi.
Ogni mattina.
Accetto quello che potrebbe essere e ancora non conosco muovendomi, camminando.
Accolgo il rischio dello sconosciuto.
A pensarci bene è un rischio carico di promesse e di tesori neanche troppo nascosti.
La bellezza di un territorio, l’attesa del suo svelarsi e dispiegarsi davanti ai nostri passi, il sentimento di meraviglia, il rapporto che si crea con lo spazio tutto attorno, il ritmo e le distanze, le sorprese e le scoperte, uno sguardo in ricerca e allo stesso tempo in contemplazione”.
Davide Ferro, “A vista. Traversata delle Grampian Mountains, Scozia”.
Davide Ferro è alpinista, guida di montagna e gestore dello storico rifugio Campogrosso. La passione per la montagna è iniziata fin da piccolo ma è dal 1996 che inizia a lavorare come guida di montagna per diverse associazioni fino a diventare nel 2002 professionista come accompagnatore di media montagna del Collegio delle Guide Alpine Lombardia. Dal 1 ottobre 2006 è gestore del rifugio Campogrosso.
Fra le diverse esperienze ricordiamo salite alpinistiche su tutto l’arco alpino, diverse spedizione fra cui il Kilimangiaro (5.895 m.) e dintorni nel 2004 e 2006, la salita di montagne di 6.000 m. fra Cile, Bolivia, Perù e Patagonia nel 2005, in Himalaya nel 2006 il Makalu (8.463 m.) al confine fra Nepal e Tibet, quinta montagna più alta della Terra, la Lapponia nel 2013 con Franco Michieli che ne ha narrato l’esperienza nel libro “La vocazione di perdersi. Piccolo saggio su come le vie trovano i viandanti”, nel 2014 il Colle Zamu del Kanchezonga (8.586 m.), terza montagna più alta della Terra, sul versante indiano, il più selvaggio e inesplorato, spedizione italiana guidata da Alberto Peruffo in cui i sette alpinisti hanno salito 7 cime vergini, e raggiunto 7 colli di alta quota di cui 3 mai raggiunti prima, esplorato 3 ghiacciai di cui 2 integralmente, mai toccati da piede umano, attraversato una foresta tropicale impenetrabile e molto pericolosa a colpi di machete. E ancora il Perù sempre con Franco Michieli, zona Huascaran, la più alta montagna del Perù, e Huandoy, secondo massiccio della Cordillera Blanca dopo lo Huascaran, nel 2015 in cui ricordiamo fra i frutti dell’esplorazione alcuni ritrovamenti archeologici precolombiani fino ad allora sconosciuti, e ancora con Franco Michieli la traversata a piedi delle Grampian Montains in Scozia nell’aprile del 2016, 300 km in 13 giorni, da Stonehaven, costa Est a Fort William, costa Ovest.
Da una persona così ci si aspetterebbe il racconto di una delle tante spedizioni, ma abbiamo scelto di chiedere a Davide uno sguardo più intimo, che sa di casa, che racconta i passi fatti dentro di sé nella gestione durata 11 anni del rifugio Campogrosso, un rifugio che accoglie ogni anno migliaia di persone che si recano a camminare nelle Piccole Dolomiti, che desiderano provare l’ebbrezza del nuovo ponte tibetano, che hanno bisogno di una sosta lungo la via.
Per un uomo che sente il cammino come forza viva che muove le sue gambe com’è fermarsi ad accogliere chi cammina?
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